Theba pisana bianco-rosa, studio di una popolazione dunale

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view post Posted on 25/10/2009, 21:15     +1   -1
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non ho una vita... ma si dà il caso che mi stia bene così ;)
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In una piccola area di vegetazione della spiaggia ho scoperto un'altra, piccolissima popolazione isolata di queste interessanti Theba pisana "bianco-rosa".




Vivono sulla stessa spiaggia di quelle scoperte l'anno scorso (compresa pressappoco tra la zona costiera umida di Ladispoli e l'Oasi di Furbara), a non più di 300 metri di distanza in linea d'aria l'una dall'altra, ma sul versante opposto di un fosso piuttosto profondo (Zambra) che sfocia lì nei pressi; così da poter fin d'ora escludere un diretto e troppo recente contatto tra le due popolazioni. Oltre al corso d'acqua, anche gli estesi tratti di sabbia "nuda" rappresentano in questi casi vere e proprie barriere alla migrazione delle chiocciole, che possono sostare e sopravvivere sono nelle piccole "macchie" di vegetazione dunale; laddove queste si presentano troppo frammentate e discontinue, o comunque intervallate da ampli tratti "spogli", è inevitabile che le popolazioni vengano a trovarsi segregate, con un ridotto (o addirittura nullo) scambio genetico reciproco. Queste che ho appena localizzato occupano un tratto di pochi metri quadri di vegetazione in un punto "depresso" e arretrato della spiaggia, caratterizzato da suolo meno drenante e soggetto a parziale "allagamento" temporaneo in caso di forti piogge.
Quelle dell'anno scorso invece, oltre ad essere più "disperse" nel loro areale (comunque ristretto), e miste a una percentuale nettamente maggiore di "bianche pure", si trovavano su un rilevo della duna, micro-pendìo piuttosto arido ed esposto, caratterizzato principalmente dalla presenza di Matricaria maritima, Echinophora maritima, Cakile sp., Pancratium maritimum, Euphorbia peplis, Medicago marina, Otanthus maritimus, Matthiola sinuata, Sporolobus sp. Le ultime cinque piante risultano sempre ignorate dalle chiocciole, in quanto provviste di indumentum tomentoso (peluria bianca sottile, per resistere ai venti salmastri), in possesso di latice acre (Euphorbia), o "ruvide" e ricche di silice (Sporolobus, come le Graminaceae in genere).

2 -Micro-habitat delle Theba bianco-rosa 2009, e (a destra) posizione della duna ospitante l'altra popolazione (2008): il fosso Zambra, i Monti della Tolfa sullo sfondo, e all'estremità del promontorio S. Severa, dopo l'Oasi di Macchiatonda.




Pancratium maritimum ("bulbosa" molto simile a un Narciso e appartenente alla stessa Famiglia, Amarillydaceae), contiene invece alcaloidi fortemente tossici per noi, ma non evidentemente per le chiocciole, che non disdegnano di roderne le foglie; sulle quali talora si rinvengono anche dormienti, sigillate in riposo diurno/estivo (provvisorio; per l'estivazione "piena" di norma si opercolano, dopo essersi "insabbiate" fino a parecchi cm di profondità).
Si poteva ipotizzare un'azione para-tossica della suddetta pianta, nella genesi di questa interessante colorazione (o nella diretta acquisizione della stessa, presentando il Pancratium tipiche zone "rosso vivo" sul colletto del bulbo, dovute a pigmento la cui natura chimica non mi è nota); ma ecco ora questa nuova piccola popolazione "bianco-rosa" scoperta, confinata a una ristretta macchia vegetazionale su un tratto di spiaggia più riparato e "depresso", edaficamente diverso dall'altro, sito sulla zona di transizione sabbia/terra argillosa. Questa diversa situazione è caratterizzata dalla assenza di Pancratium maritimum, e più in generale da specie botaniche globalmente differenti da quelle del primo caso (tranne Matricaria, abbondante anche qui), oltre che da un micro-clima differente e mediamente più umido. La distanza media dalla battigia è pressappoco la stessa per entrambe le stazioni, ma le condizioni locali sono abbastanza diverse.
Si può così escludere un'origine alimentare della colorazione rosa, come pure la sua induzione come effetto di uno "stress termico" o, al contrario, di un adattamento a zone più umide, comparendo il carattere in entrambe le situzioni ambientali.
Nella piccola parcella erbosa in cui sono apparentemente confinate, domina come dicevo Matricaria maritima, forse unica vera specie ancora "dunale", intermista ad altre essenze da incolto argilloso, tipicamente "ruderali"; come Convolvolus arvensis, Chrysanthemum sp, Scolymus hispanicum (sorta di "cardo" annuale a fiori gialli), Xanthium strumarium (Asteraceae annuale dai frutti uncinati a disseminazione zoocora resistente al salmastro, forse "introdotta" dal Nord America e oggi ruderale diffusa), più una specie di Graminaceae che ancora non ho identificato con certezza (visibile nella foto con l'aspetto di piccole canne di palude)

3- Dettaglio habitat Theba bianco-rosa 2009, e sua collocazione nella spiaggia





-Interessante notare come questa "micro-oasi" vegetazionale rappresenti anche -almeno per il tratto di litorale esaminato- l'avamposto più "interno" per Xerosecta (Polloneriella) contermina, specie questa. di chiocciola prettamente dunale che in genere si localizza soltanto su macchie di vegetazione un po' più vicine alla battigia, comunque già in sabbia "pura" (non "terrosa").

E' facile osservare come la colorazione rosata compaia, -talvolta in modo repentino, talaltra come "preannunciata" da un graduale e progressivo "ingiallimento" dell'ultimo giro-, solo sulla "ricrescita" conchigliare, molto spesso successiva a una fase di evidente stasi dell'accrescimento (forse legata alla diapausa estiva; anche se le chiocciole che "scoprìi" sull'altro versante nel 2008 apparivano così già in marzo -possibilmente risalenti all'anno precedente; una volta acquisita la colorazione non si perde più, anche se può sbiadire nei vecchi gusci vuoti e a lungo "calcinati" nella sabbia).
-4 Theba pisana bianco rosa,sfumata giallo





-C'è da precisare, che il "rosa" è normalmente presente nella pigmentazione delle Theba, rappresentandone anzi un elemento stabile, nella notevole mutevolezza cromatica che caratterizza le diverse popolazioni locali (e compare all'interno di ciascuna, come "polimorfismo"). In genere però questo "rosa" si localizza in Theba pisana solo in corrispondenza della columella, e del peristoma (=la fauce, l'apertura della conchiglia); dalle mie osservazione (limitate e ancora da approfondire) risulterebbe poi comparirvi solo a maturità, caratterizzando così gli esemplari adulti.
-5 Theba pisana striata "normale", con columella e peristoma rosati






In queste "bianche-rosa", invece, la colorazione rosa non si riduce, come di norma, a una soffusa, sfumata pigmentazione limitata all'orlo della fauce e alla columella a termine accrescimento, ma si manifesta già nel guscio in accrescimento attivo, creando così quel tratto tipicamente arrossato nell'ultimo giro. La pigmentazione rosa in sé stessa non dovrebbe essere perciò interpretata come un "carattere radicalmente nuovo" in queste popolazioni, ma piuttosto come una diversa "espressione" -su base presumibilmente genetica- di un "carattere" in sé già presente nel Genoma della Specie. Non di una "mutazione" generatrice di un Gene "nuovo" perciò di tratterebbe, quanto di una mutazione a carico dello "switching" di Geni già presenti, comportante la loro "attivazione" in tempi e modi diversi da quelli usuali. E' da ricordare che questo genere di mutazione, a livello di mera "attivazione/disattivazione" di Geni "già presenti", è anch'essa comunque "ereditabile" e svolge anzi un ruolo primario nei processi evolutivi.

-E' ancora da ricordare, come diverse peculiarità morfologico/cromatiche tipiche di una data specie spesso non compaiano che con la "maturità", esprimendosi quindi "solo" nell'ultimo giro della conchiglia, che acquista perciò soltanto a sviluppo completo, da adulta, tutte le caratteristiche tipiche della specie. Il "labbro" più o meno "everso" e inspessito che caratterizza ad esempio la fauce di molte Helicidae (e non solo), come Eobania, Cantareus aspersus ecc ecc, (e manca invece in Theba sp.pl., fra l'altro), compare solo al termine dello sviluppo. Così le vistose e interessanti ornamentazioni in forma di varici, processi "alati" e appendici digitiformi che caratterizzano la conchiglia di molte specie (marine) di Strombidae ("Prosobranchia", Caenogastropoda), compaiono solo con la maturità, quasi a "differenziare" pienamente una Specie dalle altre affini. Lo stesso vale per il tratto di spira "svolta" dei Rhiostoma sp.pl, la cui conchiglia "immatura" somiglia ancora a quella di altre e più "convenzionali" specie dei Cyclophoridae. Oppure Acroptychia metableta var. abortiva (dell'Ord. Architaenioglossa, è specie terrestre malgascia), che sviluppa le tipiche "costole", assenti in specie affini, solo a maturità, sull'ultimo giro della conchiglia.
-Perciò, il solo fatto che una data "caratteristica" compaia solo a un certo punto dello sviluppo, all'avvicinarsi della maturità o in coincidenza con questa, non ne riduce affatto il "significato" genetico, né (forse) quello tassonomico! Anche se queste "bianco-rosa" diventano davvero riconoscibili e distinte solo a un certo stadio dell'accrescimento, la loro "differenza" resta comunque tale.
E in effetti, questa restrizione non è sempre neppure così drastica: a parte la lievissima sfumatura di rosa che può già comparire precocemente sul "bianco" di alcuni soggetti, si osservano occasionali esempi di pigmentazione rosata presente già al livello di protoconca, come in questo esemplare giovane che la conserva per il primo 1,1/2 giro. Il fatto che poi la pigmentazione scompaia, per ricomparire bruscamente magari con l'approssimarsi della maturità, potrebbe essere indizio della "instabilità" di questo tratto/regolazione genetica, probabilmente legato alla sua apparizione relativamente recente.Chiocciole più piccole, e presumibilmente più giovani, già presentano in alcuni casi il rosa nel segmento di conchiglia più "recente". Questo potrebbe far supporre che un fattore ambientale/climatico scateni il processo in tutti gli esemplari simultaneamente, e indipendentemente dall'età degli stessi. Una lieve sfumatura rosata si può cogliere in alcuni casi anche su chioccioline molto giovani; appena accennata, non viene neppure resa adeguatamente nelle foto.
-6 Theba, protoconca rosata




-Ma quasi a riconfermare la base genetica di questa colorazione, è il rinvenimento di almeno un esemplare, nella stessa popolazione, totalmente diverso: non solo -benché presumibilmente già adulto- appare privo della porzione rosa di spira, ma presenta anche una colorazione di fondo del tutto diversa, a righe, più simile a quella riscontrabile in popolazioni di Theba dell'entroterra. Altri due esemplari presentavano striature meno accentuate, ma anche il tratto rosa del guscio, sia pure più pallido della norma.

-7 Ecco l'esemplare "totalmente striato" a sinistra; e a destra, uno dei due esempari "rosa-striati": la colorazione rosa appare più chiara della norma, e si nota anche una interessante "carenatura" dell'ultimo giro della conchiglia.



Attribuibile al "polimorfismo", questa livrea "striata", predominante nelle popolazioni dell'entroterra, si caratterizza per la grande variabilità della "striatura/variegatura" medesima, la cui funzione adattativa dovrebbe essere -come per tutte le specie di chiocciole "altamente variabili"-, quella di impedire a predatori visivi (Uccelli) la formazione mentale di un facile "pattern di riconoscimento" visivo; la grande variabilità cromatica impedirebbe quindi al predatore di "fare l'occhio" e di individuare la preda a colpo sicuro. Nelle popolazioni dunali di Theba, invece, il colore tipico è un bianco avorio uniforme; qui evidentemente, il "vantaggio" adattativo comportato dal minor assorbimento termico del bianco, in un ambiente tanto arido e surriscaldato, sopravanza lo svantaggio di una eventuale maggior pressione predatoria, dovuta all'essere "tutte uguali = meglio e più presto riconoscibili".
E' anche possibile che il vantaggio -se ce n'è uno- di queste popolazioni "mezze rosa" risieda proprio nella "novità" rispetto alla norma della specie Theba pisana, nell'ambito dell'eco-tipo dunale (bianco puro) della stessa: un Uccello litoraneo che fosse in cerca di chiocciole sulla sabbia, cercherebbe "automaticamente" 1)un oggetto sferico, 2)che abbia circa 2 cm di diametro e che sia -soprattutto- 3)bianco; la "rottura" dell'immagine, ora non più "sferica" ( = Somatolisi), dovuta oltretutto a una pigmentazione così insolita e radicalmente contrastante, mentre rende per un verso le chiocciole più "evidenti" (almeno al nostro occhio "estetico"), le renderebbe invece "estranee" all'occhio del predatore, in quanto non corrispondenti alla sua "immagine precostituita" della preda.
-Il vantaggio della "somatolisi" cromatica spiegherebbe anche la presenza, nella stessa popolazione di Theba esaminata (e occasionalmente anche in popolazioni "normali"), di esemplari in cui il cambiamento di colore, sempre piuttosto repentino, è però dato da un tratto di guscio giallo-sporco o grigio, anziché rosa; ignoro del tutto anche in questo caso la "genetica" di questa variante (di sicuro "recessiva", almeno nelle popolazioni mezze rosa, in cui appare in netta minoranza), ma di certo anche in questo caso l'aspetto classico di "piccola sfera bianca", facilmente identificabile, viene "dissolto" (Somato-lisi = "dissoluzione" del(la forma) del corpo), dalla brusca interruzione del colore bianco, a metà del giro. Potrebbe avere una simile funzione "protettiva" -anche se di origine totalmente diversa- anche la colorazione "nera" della metà dell'ultimo giro, comunenmente osservata nelle chiocciole giovani e a ripresa dell'accrescimento (in specie in primavera o alla fine dell'estate, con le prime piogge). In questo caso però, la "colorazione" nera è semplicemente dovuta alla trasparenza della neo-formata conchiglia, ancora molto sottile. Il mantello secernerà poi altri strati di calcite interni che andranno a rinforzarla e opacizzarla; in questi strati saranno anche incorporati pigmenti organici, che daranno poi la colorazione del nicchio adulto. I tessuti sottostanti sono spesso neri, così il loro apparire in trasparenza crea quell'effetto.
(Ci sono casi sporadici di Eobania vermiculata con il "tratto nero" che apparentemente persiste a maturità; per ora non so dire se ciò dipenda da una reale pigmentazione "melanica" -già riscontrata in Eobania-, oppure dalla conservata trasparenza dell'ultima porzione di conchiglia, che lascia ancora perciò intravedere i tessuti scuri sottostanti.)
-8 esemplare bianco-grigio




L'apparizione di singoli esemplari di colorazione difforme, all'interno di popolazioni isolate e piuttosto omogenee (come questa "rigata" nel gruppo delle Theba "bianco-rosa"), non deve meravigliare: è un fatto, che sta semplicemente a significare la presenza di tratti genetici "ancestrali" che possono sempre riaffiorare in singoli individui, soprattutto se la "differenziazione" in questione è avvenuta in tempi ancora abbastanza recenti. Ma lo stesso fenomeno indica anche che entrambe le livree, tanto quella "atipica" quanto l'altra, la "bianco-rosa" tipica di quella popolazione, sono geneticamente fissate: se dipendessero (o dipendessero soltanto) da fattori edafico/ambientali, allora "tutti" gli esemplari ne sarebbero ugualmente dotati, in quanto tutti egualmente esposti agli stessi fattori ambientali.
-Il fatto poi, che nella stessa popolazione bianco-rosa, due dei tre esemplari "rigati" fossero anche in possesso della porzione rosa di conchiglia -uno di essi è sopra illustrato- , dovrebbe dimostrare che le due caratteristiche non sono reciprocamente esclusive.
Inoltre, in quanto dovuto probabilmente a uno "switching" e non all'apparizione di un nuovo Gene "mutato"-, questo carattere può comparire anche "inaspettatamente", come accadde in alcuni degli esemplari di Theba di origine sarda allevati da Giada lo scorso autunno, sempre dopo la ripresa dell'accrescimento. Ecco un'immagine che dà idea di questi mutamenti "tardivi", che interessano infatti generalmente una porzione di conchiglia molto più ridotta, fra l'altro.
-9


Ma non in tutti gli esemplari ciò accadde, per quanto ricordo; né la loro colorazione rosa era molto netta. Si trattava prevalentemente di Theba della forma "rigata", ma raccolte pur sempre in ambiente costiero, seppur non propriamente "dunale". Anche in quel caso, da quanto ricordo la caratteristica non comparve dopo un mutamento della dieta, né dopo una drastica modifica dell'habitat. Anche in quel caso, però, possiamo essere abbastanza sicuri che la modificazione apparve solo nei soggetto che erano geneticamente "predisposti" a essa.

(10)




Nella foto sopra, si notano bene gli orli "frastagliati" della fauce, nel tratto di conchiglia che immediatamente precede la comparsa del "rosa". Se ne potrebbe dedurre che quest'ultimo abbia origine "traumatica", sia cioè attivato in risposta a una lesione della conchiglia. Ma anche questa non può essere una valida ragione (o almeno non la sola, vedi nota precedente); infatti, le "frastagliature" che a un buon ingrandimento si notano, sono comuni a tutte le popolazioni di Theba, dovute alla fragilità dell'orlo della lamina, nella conchiglia in formazione; sono pressoché inevitabili, in Natura. Se fosse quella (o *solo* quella) la causa, allora pressoché tutte le popolazioni di Theba dovrebbero essere "mezze-rosa", e divenirlo anzi assai prima, in quanto traumi del genere sono sperimentati dalle chiocciole fin da molto piccole.

-Inoltre, possiamo notare che nell'esemplare con conchiglia sfumata giallo/arancio delle foto (4), il tratto dove ha inizio la colorazione rosa è assolutamente integro e regolare; mentre al contrario, aree di visibile "discontinuità" nella conchiglia di questo, così come di altri soggetti, non dànno seguito a una pigmentazione rosata, né diversamente alterata.

-11 Esempio di fratture o interruzioni di accrescimento, che non hanno però comportato il "viraggio" al rosa della conchiglia



Ricordiamo infine, che una data caratteristica può essere sì "geneticamente fissata", ma allo stesso tempo dipendere anche da fattori esterni per la sua "espressione": ad esempio, per restare in argomento, è fissata su "base genetica" la colorazione rosa dei Fenicotteri (non in tutte le specie nb), ma essa si "esprime" solo quando l'animale può nutrirsi -cosa che di norma in cattività non accade, e restano bianco-grigi- di crostacei ricchi di Caroteni, trasferiti poi al piumaggio. La componente genetica è evidente nel fatto che la stessa dieta, somministrata ad altre specie di uccelli "geneticamente incapaci" di fissare i Caroteni, non produrrebbe quella stessa colorazione rosata del piumaggio. E' quindi sempre possibile che in allevamento, o al mutare di circostanze ambientali le stesse Theba non sviluppino la porzione rosa -questo rimane comunque fatto da accertare, con l'allevamento-; ciò non vuol dire però, che il "reagire" a qualche eventuale, ignoto stimolo ambientale/alimentare/(o patologico?) sviluppando quella colorazione, non sia pur sempre un "Tratto Genetico" tipico di "quella" popolazione, che la predispone -a differenza di altre- a reagire così.

-Per inciso, la colorazione rosso-rosa, nei Fenicotteri così come come in organismi molto diversi come gli Spinarelli -Gasterosteus aculeatus, piccoli pesci d'acqua dolce e salmastra- sembra essere un "indicatore di fitness", con larga diffusione nel Regno Animale: la capacità di un individuo di fissare i caroteni alimentari -che almeno nel caso dello Spinarello corrisponde anche con maggiore abilità nella caccia e nella ricerca dei Crostacei che ne sono ricchi, nb-, sembrerebbe in relazione con la "fitness genetica" dell'esemplare in questione, e trasmetterebbe segnali "onesti" al potenziale partner sulla "qualità" del Patrimonio Genetico, quindi della maggiore o minore opportunità di un "investimento riproduttivo".

www.bioone.org/doi/abs/10.1525/auk.2008.07113 ;
http://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pi...003347201918044 ;


http://www.georgealozano.com/papers/mine/L...Carotenoids.pdf
http://findarticles.com/p/articles/mi_qa37...04/ai_n9166785/

Si discute se nei Gasteropodi esistano o meno tratti morfologici suscettibili di "Selezione Sessuale"; e proprio tale funzione è stata di recente ipotizzata per le creste e ornamentazioni della conchiglia (percepite dal partner come "segnali tattili", quando striscia col piede sulla conchiglia dell'altro www.biomedcentral.com/1471-2148/3/13 ).
Quanto ai colori, però, gli occhi dei Gasteropodi sembrerebbero incapaci di distinguerli. Ma anche questo dato non è detto che debba avere validità universale, non essendo certamente confermato per tutte le specie; è dunque possibilissimo che l'occhio delle Theba (o almeno di alcune popolazioni) presenti invece una sensibilità anche solo lievemente maggiore per il rosso, pur ferma restando la generale "acromatopsia". Questo potrebbe essere accertato o smentito pianificando esperimenti ad hoc, ad esempio osservando se esemplari, artificialmente colorati in rosso o rosa più intenso di quello naturale, sono più facilmente accettati quali "partners" dando luogo così a una maggiore frequenza di accoppiamenti. Il fatto però che questi spesso avvengano a tarda sera (non sempre), porterebbe a escludere un ruolo quantomeno "primario" di questo tratto, come fattore di selezione.

Più in generale però, si nota di frequente nei Gasteropodi l'esistenza di pigmentazioni rosse (o arancioni, o roseo-violette) "occulte"; relegate cioè nelle parti non visibili della conchiglia. Ne è un esempio il rosa o arancio o porporino così frequente sulla columella, o nella superficie interna della fauce conchigliare di varie specie di Achatina/Archachatina, non strettamente imparentate con la Famiglia Helicidae cui Theba appartiene. Ma lo stesso si riscontra addirittura nella distinta Sottoclasse dei Prosobranchia (o Caenogastropoda), ad es. negli Strombidae, con intense colorazioni all'interno della fauce, e ancor più tipicamente nei Muricidae, nei quali, percorsi metabolici che sono verosimilmente coinvolti anche nella sintesi della "Porpora" (un di-indolo, derivato dalla "bromurazione" e fusione di due molecole dell'aminoacido Triptofano), determinano intense pigmentazioni rosso/arancio/violette nell'interno della fauce della conchiglia; non dissimilmente da quanto si osserva in Achatina sp.pl., nonostante la parentela tra di loro sia decisamente "lontana", nell'ambito della Classe Gastropoda.
Tutte queste colorazioni, spesso in forte contrasto con le tonalità "criptiche" e smorte della superficie esterna della conchiglia, risultano di norma invisibili in vivo, rivelandosi solo con la morte del Mollusco e relativo svuotamento della conchiglia! Non possono perciò svolgere alcun ruolo "seduttivo", e il loro significato biologico/evolutivo iniziale deve essere un altro. Ciò che non esclude affatto però, come tanto spesso nell'Evoluzione accade, che una caratteristica comparsa in modo "accidentale" e inizialmente funzionale solo a un determinato scopo, non si riveli poi il fulcro di una nuova "pressione selettiva" inattesa, al cui termine la stessa caratteristica avrà acquisito una nuova e del tutto diversa funzione. Così, se -per ipotesi- il rosso "dentro la conchiglia" derivasse da semplice accumulo di scorie metaboliche, è sempre possibile che il suo apparire all'esterno, anche solo parziale e limitato all'orlo della fauce, possa risultare "attraente" in virtà di un pre-adattamento neuronale, destinando così i soggetti che ne sono provvisti a maggiori opportunità riproduttive.
Se questo non accade (o almeno non ancora) nei Muricidae, nei quali la pigmentazione sembrerebbe essere e restare "criptica", del tutto invisibile nel vivo, potrebbe però già accadere in quelle specie (o sottospecie) di Gasteropodi nelle quali la stessa colorazione sia invece in parte visibile all'esterno (come nelle Theba pisana, che hanno di norma l'orlo della fauce lievemente rosato), innescando così un "feedback positivo", conducente a una progressiva e sempre maggiore intensificazione del carattere in quella specie, o in una data sottospecie/popolazione di questa (ciò che potrebbe essere accaduto nel caso di queste Theba "dunali").

Può esserci invece un mutamento anche "strutturale" a livello del processo di calcificazione, in corrispondenza del tratto rosato con cui termina l'accrescimento di queste Theba; si nota bene, soprattutto nell'esemplare più a destra (dei tre nella foto 10), la formazione di interessanti "creste" rilevate in prossimità della fauce, possibile carattere "gerontico", sì, ma anch'esso indicante una sicura predisposizione genetica (le già ricordate Acroptychia sviluppano una serie di "creste" o costole trasversali sulla metà esterna dell'ultimo giro, e una simile "mutazione" potrebbe benissimo comparire -o selezionarsi- anche in Specie e Famiglie lontane).
La presenza di "creste" indica in ogni caso una iper-attività secretiva del Mantello, in quel particolare momento del processo di conchiogenesi. E' la stessa "iper-attività" intermittente che determina anche il formarsi di tubercoli o spine anche le più vistose, in così tante specie marine. Non credo dipenda dalle -pur variabili e ostili- condizioni ambientali della duna; infatti, le creste -presenti anche sugli altri esemplari come "micro-scultura" che ricopre gran parte della conchiglia), sono troppo ravvicinate, numerose e sottili, per poter anche solo lontanamente corrispondere a mutamenti climatici stagionali.


-Come già ricordato, si è ipotizzato che creste e "sculture" possano avere un ruolo di selezione sessuale nei Gastropoda, percepibili come sono a livello "tattile" e quindi anche in condizioni di oscurità. E' quindi possibile che anche questo carattere svolga un ruolo "selettivo" in queste popolazioni dunali di Theba, che presentano queste "costicine" in contrasto con la conchiglia generalmente liscia e porcellanacea delle popolazioni dell'entroterra.

Dettaglio dell'area "crestata" sull'ultimo giro



Ma perché questo maggior peso della "selezione sessuale" (nel caso almeno una delle due ipotesi, "color rosa" e "conchiglia costolata/crestata" risultasse valida nb), proprio a carico dlle popolazioni "dunali" di Theba pisana?

Forse, ciò dipende proprio della notevole inospitalità dell'ambiente di duna, che rende necessaria una maggiore "severità" ed efficienza dei processi selettivi naturali già in corso. Oltre alla "selezione ambientale", cui le Theba vanno di norma fortemente soggette a posteriori (contribuendo con il veloce ciclo biologico, nascite e morti numerose e l'accumularsi di gusci vuoti ad arricchire di calcare biodisponibile i suoli dunali), anche una "selezione a priori", legata alla scelta di un "partner" più sano e meglio adattato all'ambiente, viene a rendersi necessaria o quantomeno opportuna.

-E non è forse per una "semplice coincidenza", se una ben sviluppata costolatura si osserva nella conchiglia di Oreohelix idahoensis, piccola specie di famiglia nordamericana non molto affine a quella delle Helicidae (più affine al genere Discus, tra quelli nostrani più noti); anch'essa è caratterizzata da un habitat ristretto e molto "difficile", benché del tutto diverso dalla duna: le cime rocciose della Salmon Valley in Idaho, unica stazione nella quale la Specie è nota.

http://picasaweb.google.com/lh/photo/8yjT2xuOMPEsgc0sGxmKZQ

L'asprezza delle condizioni di vita, e l'oppotunità di mantenere uno "standard" genetico elevato per potervi far fronte, forse sono anche qui responsabili della comparsa di tratti di "selezione sessuale"; e la "costolatura", molto più regolare e accentuata che in queste Theba dunali (segno di una possibile maggiore "antichità" evoluzionistica del carattere), potrebbe avere questa precisa funzione.


-Tornando a considerare il carattere "pigmentazione rosa", un aspetto che si può prendere in esame per "quantificare" il fenomeno (operazione sempre necessaria a un approccio "scientifico" propriamente detto), è la "precocità" di comparsa del carattere in questione.
Partendo dalla protoconca (il nucleo all'apice della conchiglia), possiamo notare che in media il "tratto rosa" compare dopo circa quattro "giri", in tutti gli esemplari raffigurati; ma ci sono differenze, sia pure lievi, dall'uno all'altro. Potremo allora individuare i soggetti in cui la comparsa è più "precoce" (ad es. a partire da 3 1/2 giri, o da 3), accoppiarli selettivamente e riscontrare la maggiore/minore/inalterata precocità di comparsa del "rosa" nella prole, meglio ancora dopo una ulteriore generazione. Una Theba "totalmente rosa" potrebbe in teoria emergere all'esito di un simile percorso selettivo.

Altro semplice "esperimento" da fare (e che sto appena avviando), è quello di accoppiare un soggetto "mezzo rosa" con uno "normale", meglio ancora se proveniente da una distinta popolazione dell'entroterra, geneticamente "separata"; spero così di poter riscontrare la trasmissibilità di questo carattere, oltre alle modalità e alle percentuali in cui questo avviene.

Anche l'accoppiamento bianco-rosa con l'esemplare totalmente rigato (sempre della popolazione bianco-rosa), sarebbe interessante.
-Ecco che -nel box di stabulazione, la sera stessa della raccolta- forse l'esemplare striato sta già "anticipando" le mie intenzioni... Che l'accoppiamento fosse già avvenuto o stesse per avvenire, non saprei; ma ho prontamente rimosso i due esemplari collocandoli tranquilli in un vaso-terrario già pronto.




-"Esperimenti" di questo genere sono purtroppo resi abbastanza disagevoli, dalla minore facilità che queste particolari Theba (come ebbi purtroppo già modo di sperimentare lo scorso anno), presentano all'adattamento alla vita in cattività, in particolare se in ambiente chiuso. Benché originarie di habitat arieggiati e assolati, le Theba "dell'entroterra" si adattano spesso anche in box relativamente chiusi, purché con minima circolazione d'aria; mentre le "mezze rosa", forse perché adattate ormai a un habitat molto peculiare come le dune marine, vi soccombono dopo pochissimi giorni.
(E sarebbe quindi almeno altrettanto interessante, anche se in pratica meno agevole, studiare anche la diversa o selettiva "adattabilità" ambientale di tali ibridi, tra popolazioni conspecifiche ma di esigenze tanto diverse).
Sto perciò ricorrendo a "vasi-terrario" all'aperto, collocati in giardino nella medesima località di raccolta (a poco più di 200mt in linea d'aria, in pratica, dal punto in cui la piccola popolazione si trova), utilizzando substrato misto sabbioso e piante locali, e rete a copertura (insufficiente da sola purtroppo, da quando ratti -o gatti?- hanno preso il brutto vizio di strapparla). La sopravvivenza delle chiocciole dovrebbe esservi garantita, come pure la loro riproduzione, Destinerò anzi -spazio permettendo- almeno un "vaso-terrario" appositamente alla riproduzione, senza finalità di "studio genetico" ma solo per conservazione della "varietà"
13- Ecco due esemplari già in accoppiamento, a poche ore dalla raccolta



Purtroppo questa piccola popolazione si trova su un tratto di spiaggia attualmente minacciato da discutibilissimi e inopinati "progetti-parcheggio litoranei", che potrebbero spazzarla via dall'oggi al domani... Già ora, la duffusa barbarie "spicciola" porta di fatto a utilizzare come "parcheggio notturno" le immediate adiacenze della minuscola stazione delle Theba, quando in estate il cancello principale di accesso alla spiaggia è aperto alle auto. Fortunatamente però le chiocciole in quella stagione sono di norma ben protette, sprofondate in estivazione nella sabbia per parecchi centimetri, e il disturbo arrcato pare perciò sopportabile; ma se ci fosse una colata di asfalto a "civilizzare"(?) l'adesso irregolare e improvvisata area di "sosta", per loro sarebbe ovviamente la fine...
Augurandomi che ciò non accada, credo sia in ogni caso fondamentale studiare, proteggere e cercare di capire il più possibile questa bellissima e insolita "variazione" di una specie, che come tale è comune sì, ma non per questo meno ricca di variabilità e di sorprese, meno affascinante e meno degna di tutele e attenzioni.














Fabrizio Lucente

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Edited by Acha-Roby - 1/5/2010, 12:40
 
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