Estivazione e ibernazione di gasteropodi nostrani.

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matty000
view post Posted on 21/10/2013, 20:11     +1   +1   -1




Questo articolo parla dei periodi, estivi e invernali, di cui le chiocciole nostrane entrano in letargo, come comportarsi in allevamento, quando ciò accade e le osservazioni effettuate in natura.

In anzitutto parliamo di una necessità, poiché le condizioni ambientali che si verificano durante l’estate ed inverno sono sfavorevoli all’attività dei gasteropodi nostrani in generale. Infatti nel periodo estivo le temperature sono troppo alte e le piogge cadono di rado e comunque non sufficiente per permettere al gasteropode di attivarsi e di nutrirsi, a causa di una percentuale di umidità non adeguata. Invece in inverno il problema è quasi l’opposto, ovvero le temperature sono troppo basse per permettere all’animale di attivarsi e nutrirsi. Estivazione o ibernazione sono riposi lunghi (-che possono essere interrotti dopo una copiosa pioggia estiva in caso di estivazione o di un innalzamento di temperature improvviso durante ibernazione, non si può comunque generalizzare eccessivamente), di cui non tutti i gasteropodi riusciranno a sopravvivere. Infatti necessitano di una buona nutrizione, di una buona idratazione e di aver scelto un posto un luogo favorevole alla necessità. In ogni caso è pur sempre una selezione più che naturale, poiché gli esemplari malati o troppo deboli , non potranno sopportare un riposo così lungo. Così le chiocciole sopravvissute da letargo sono le più resistenti e potranno riprodursi e portare avanti covate più resistenti. Parlando di periodi più duri, penso che l’estivazione è il letargo più “difficile” da passare, perché non solo le temperature sono troppo alte, ma l’aria calda e il vento secco, disidratano i gasteropodi in riposo. Invece in inverno devono preoccuparsi solamente delle basse temperature e quindi basta scegliere un posto favorevole –e che siano nutrite a sufficienza- passano questo periodo più facilmente rispetto l’estate. Come abbiamo capito quindi, il letargo è una necessità, ed si verificano selezioni naturali, ma un fatto positivo c’è eccome; il letargo allunga molto di più la vita, un gasteropode senza riposo e mantenuto –in allevamento- a temperature favorevoli e umidità alta, muore dopo un po’ mesi, o al massimo, nelle specie più resistenti, dopo un anno. Quindi chi alleva un qualsiasi gasteropode nostrano, deve farlo riposare necessariamente, in modalità diverse che tratterò più avanti.

Come affrontano il letargo? Ecco, dipende da specie a specie. E questo ne tratterò più avanti. In generale una chiocciola sceglie un ambiente riparato, non espostissimo , al riparo dal sole e dalle intemperie (-tranne alcune specie come la Theba pisana e Eobania vermiculata, per esempio-). Alcune invece hanno l’abitudine di interrarsi in profondità, di cui il record lo raggiunge la Cantareus apertus, che può interrarsi per decine di cm. Una buona parte delle specie nostrane, quando è arrivato il momento del letargo, si sigillano completamente con un tappo di colore generalmente biancastro-giallognolo. Questo tappo si chiama “epifragma” . Ogni tanto però è possibile vedere l’epifragma con un buchetto, significa che il gasteropode in letargo sta cambiando aria. A seconda del tipo di gasteropode , l’epifragma cambia , alcune lo creano molto più robusto, altre più leggero, varia a seconda anche dell’altitudine dal livello de mare. Non tutte però lo creano, e questo si parla soprattutto delle piccole specie, ma approfondirò più avanti. Le limacce invece , di cui non ne tratterò molto, si interrano in profondità nel terriccio, non avendo una conchiglia esterna devono purtroppo affrontare il problema della disidratazione, il quale si può risolvere interrandosi in profondità dove il terreno rimane fresco e anche un minimo umido.


(3 Cepaea nemoralis, tappate con un epifragma piuttosto robusto)

Si “può” suddividere una categoria di gasteropodi con differenti tipi di letargo, e non cambia solo il luogo di cui passano il riposo, ma anche i metodi che aderiscono per passarlo.

-Chiocciole di piccole dimensioni, un po’ di esempi più comuni; Oxychilus spp. Zonitoides spp.. , Vallonia spp. Lauria spp, Discus spp. Xerotricha spp.
-Chiocciole di piccole dimensioni, campestri; Cochlicella spp. ecc, Theba pisana
-Chiocciole campestri di diverse dimensioni; Cantareus (Cornu) spp. Rumina decollata, Eobania vermiculata, , Pomatias elegans
-Chiocciole di medie dimensioni abitanti dei muri e rocce naturali; Murella (o Marmorana) spp. , Ambigua spp. Medora spp. Papillifera spp.
-Limacce

-La prima categoria si tratta di specie di gasteropodi muniti di una “conchiglia”, ma di dimensioni ridottissime, infatti passano spesso inosservate o vengono scambiate generalmente per piccole di altre specie più grandi. Il massimo che riconosco in questa categoria è 1 cm di grandezza, ma la stragrande maggioranza che intendo si tratta di gasteropodi che misurano massimo 5 mm di guscio. Queste chioccioline sono diciamo le più attive, in quanto non sanno creare un epifragma , e quindi si attivano anche a temperature più basse o al massimo qualche settimana di temperature troppo fredde creano una sorta di pellicola che le protegge, ma non tutte fanno questo tipo di metodo, per esempio Oxyloma elegans. D’estate infatti per evitare il letargo, si intanano in posti umidi, cortecce e muschi, in posti ombrosi e riparati, dove -sebbene non con continuità- rimane un minimo umido sufficiente per la sopravvivenza di esse. Dopo una leggera pioggia, escono già dal guscio per mangiare e per reidratarsi. Invece in inverno si possono interrare appena, o nascoste in piccoli anfratti naturali e non, e con un rialzo di temperatura si svegliano subito, senza grande difficoltà e dispendio di energia grazie alla assenza di un epifragma. Queste in allevamento vanno tenute in estate e in inverno all’esterno ed in terra fresca; completamente secca deve accadere raramente e per brevissimi periodi! Così potranno appunto riposare per brevi periodi, e quando avviene un rialzo sensibile delle temperature, magari accompagnata anche da una pioggia, nebulizzate in modo da riattivarle e nutrirle. Seguire la natura è la cosa migliore…

Diversamente (-parzialmente-) riguarda estivazione e ibernazione di chiocciole che popolano stagni e fontane artificiali. Queste sono abituate a una umidità altissima, in allevamento va creato per queste una sorta di palude, con un contenitore con acqua e con supporti all’interno. Oxyloma elegans, Succinea putris , e chiocciole affini, infatti non sono facilissime da allevare sia per la costanza di acqua che per la ventilazione abbondante. Queste chiocciole sono poco longevi e molto attive, anche di giorno (-osservazioni effettuate in allevamento e anche in natura-), e l’estivazione ed ibernazione non è una cosa a cui devono far fronte. Infatti d’estate i pozzetti, stagnetti e fontane ornamentali artificiali hanno abbondante acqua sempre presente, o al massimo rimane un po’ di poltiglia, ma sempre elevata umidità rimane. Grazie a questa umidità elevata presente anche quando le precipitazioni non si verificano, riescono a essere attive, a mangiare e nonché riprodursi. D’inverno invece si attivano anche a temperature basse, stimolate probabilmente dell’umidità elevata che l’acqua emana. Ovvio però che anche queste, in periodi particolarmente freddi, riposano anche loro, ma senza costruire alcun epifragma. Così possono resistere anche per un paio di mesi, ma in condizioni naturali accade di rado. L’eccezione però esiste anche d’estate, quando queste chioccioline popolano stagni o pozzette che prosciugano, si interrano nel fango che poi si seccherà lentamente, spuntando poi dopo alcune piogge forti. In conclusione si può dire che queste chioccioline possono andare in letargo, ma in condizioni favorevoli questo accade per brevi periodi. Una scheda di allevamento, con informazioni generali, realizzata da me, si può trovare in questo link:
https://mondogasteropodi.forumfree.it/?t=66256447

-Un’altra categoria invece riguarda le chiocciole di piccole dimensioni (1-2 cm) che abitano i campi e prati, possibilmente incolti. Queste sono abituate a fare lunghi periodi di riposo, fissandosi anche, in posti ben esposti, alti, e addirittura se si tratta di Theba pisana, anche al sole. I supporti di questo genere di chiocciole si tratta infatti delle erbe campestri robuste e alte, di cui se ne cibano anche quando secche e bagnate dopo una consistente pioggia. Le specie che intendo di questa categoria sono senza dubbio le Theba pisana e le Cochlicella spp. , chiocciole di piccole dimensioni che si fissano su erbe robuste campestri o al massimo in un palo stradale che da su un prato. Cochlicella ha una forma allungata, una specie di cono, invece Theba pisana ha una forma circolare. D’estate queste chiocciole si fissano in punti esposti e areati, come infatti ripetuto già prima, in steli di erba o pali stradali. Sono particolarmente resistenti anche al sole, infatti alcune Theba pisana hanno mutato una sorte di color chiaro per deviare i raggi solari. D’inverno invece si riparano sotto foglie secche, cortecce, ecc,, riparate il più possibile dal freddo intenso. In allevamento hanno bisogno, ovviamente, di una certa ventilazione e una buona altezza e paletti dove possano installarsi.

-Un’altra categoria, sempre campestre, invece riguarda le chiocciole di dimensioni più grandi, e diciamo le più conosciute e le più comuni. Queste chiocciole però, in stragrande maggioranza, si sono abituate a vivere anche in piccoli spazi verdi più antropizzati, per questo è facile trovarle in piccole aree verdi , anche una semplice aiuola (diverso però per le Cantareus apertus, che in aree verdi più piccole di giardini non abitano). Vorrei riassumere infatti le più comuni campestri, di cui tratterò.

-Cornu aspersum; senza dubbio la più comune, quella più conosciuta, insomma la classica chiocciola. E’ la chiocciola più facile da allevare, si abitua molto più facilmente e diventa molto prolifica. D’estate è solita ad andare in letargo, fissandosi ad un oggetto poco esposto e riparato. E’ in grado di formare un epifragma , ma si tratta di un tappo sottile e poco resistente. Spesso infatti, specialmente se aderisce in superfici lisce, non crea nessun tappo. D’inverno invece entra in ibernazione, con la stessa situazione dell’estivazione parlando di epifragma. Appena infatti le temperature salgono, questa chiocciola si sveglia, per questo è facile vederla (-nelle zone mediterranee) anche in pieno inverno dopo una pioggia, la quale ha alzato le temperature. In allevamento quindi è facilissima da allevare, e si deve seguire la natura, mettendola all’esterno, e svegliarla appena le condizioni ambientali sono favorevoli.

-Cantareus apertus; questa chiocciola, affine d’aspetto alla Cornu aspersum, è abbastanza comune, ma è meno facile vederla per via delle sue abitudini ipogee, è possibile vederla solo la notte avanzata oppure dopo una forte pioggia diurna. Questo gasteropode, è difficile da allevare, proprio perché richiede determinati parametri da non sottovalutare. Infatti questo gasteropode si interra per decine di profondità, sia per estivazione e sia che per ibernazione. Si tratta appunto di una specie molto stagionale, di cui d’estate e d’inverno è quasi impossibile vederla, anche se ha piovuto per un intero giorno. Questo interramento così accentuato è causato dalla sensibilità alla siccità e dalla “freddolosità” che ha essa. Avendo un guscio sottile non riesce a sopportare periodi troppo prolungati di completa siccità. Per questo risolve il problema a interrarsi per decine di cm di profondità, in modo tale che rimanga sempre un mino fresca. Invece d’inverno il problema è opposto; si interra in profondità appena le temperature scendono sotto i 10 gradi, per fungere dal freddo troppo intenso, cercando di scampare al terriccio gelato che si situa a pochi cm di profondità nelle zone dove lei abita, ovvero solo quelle mediterranee. Per questo è difficile allevarla, necessitano di un buon strato di terriccio. Per quanto riguarda l’epifragma è fondamentale per questa specie, infatti crea un tappo resistente e spesso, dove impiega molta energia e calcio. Non si tratta quindi di un epifragma sottile, una semplice pellicola insomma, come quello della Cornu aspersum. Tutt’altro. In allevamento necessità quindi di una ventina di cm, almeno, di terriccio dove può sprofondare e opercolare. Il contenitore va posizionato (d’estate, nb) in un luogo di temperatura compresa tra 20-30 gradi. In inverno invece va lasciato esposto all’esterno, riparato da intemperie, e grazie al consistente strato di terra possono fungere al freddo intenso. Purtroppo, anche se un esemplare è sano e ben nutrito, non sempre riescono a passare il letargo, perché per loro è molto lungo e senza interruzioni, infatti stanno interrate per minimo quattro mesi , due volte l’anno. Una scheda che illustra come allevarle, realizzata da me, si può trovare in questo link dove ci sono anche informazioni varie di questa specie: https://mondogasteropodi.forumfree.it/?t=67114561#lastpost

-Eobania vermiculata; questa chiocciola è piuttosto comune, molto facile da incontrare, anche per la sua abitudine di installarsi in posti più esposti rispetto alla Cornu asperusum. Questa d’estate ha l’abitudine di fissarsi in luoghi esposti e ventilati, i più delle volte, mi è capitato anche di osservarle “estivare” insieme alle Theba pisana. Questo gasteropode crea un epifragma più sviluppato delle Cornu aspersum, ma mai come i livelli della Cantareus apertus. Una pellicola mediamente resistente. D’inverno invece si ripara in posti più riparati, ed entra in letargo, appena le temperature scenderanno sotto i 10 gradi. Anche questa specie è “freddolosa” perciò e non come la Cornu aspersum che si può trovare attiva anche in serate calde invernali. In allevamento si presenta non facilissima da allevare poiché richiede una buona ventilazione. Va lasciata all’esterno, al riparo dalle intemperie.

-Rumina decollata; Questa chiocciola è piuttosto comune nei giardini e aree verdi, ha una forma allungata ed è tra le poche specie italiane che si ciba anche di carne fresca. Ha una forma allungata. Anche questo gasteropode ha abitudini ipogee, ma molto differenti rispetto la Cantareus apertus. Si nasconde sotto i strati di foglie secche o si semi-sotterra di giorno, mentre di notte o dopo una pioggia si attiva. In estate e in inverno, si sotterra per massimo una decina di cm e si tappa con un epifragma piuttosto resistente, ma non paragonabile a Cantareus apertus. A volte entrano in letargo anche sotto gli strati di fogliame. In allevamento è sufficiente mettere una decina di cm di terriccio, strati di foglie secche negli angoli e seguire la natura, lasciando seccare il terreno quando non piove.

-Pomatias elegans; questa chiocciola non è molto comune, e tende a raggrupparsi in elevato numero in pochi metri di terreno, e assente in altri terreni, anche uguali. Voglio parlare di questa perché ha una particolarità eccezionale; questa ha un “opercolo” (non si può più parlare di epifragma) fisso e molto resistente. Infatti le Pomatias elegans sono longevi e difficilmente muoiono, proprio grazie a quell’opercolo che utilizzano sempre, il quale conserva perfettamente l’umidità. Quindi questo “opercolo” si trova sempre attaccato alla chiocciola, e quando si attiva, con il piede fa pressione su di esso e si toglie, ma se lo portano dietro, e appena devono far fronte a un pericolo oppure quando devono entrare in riposo, si richiudono, perfettamente, con l’opercolo. Si tratta di chiocciole molto pigre, lente, “goffe” nei movimenti e molto timide. Per questo chi le alleva, non ottiene grandissime soddisfazioni, perché spesso sono interrate o nascoste e si attivano poco, e solo dopo una forte pioggia. L’allevamento è comunque possibile ed è assai facile poiché è una specie resistente. Vanno seguite semplicemente le regole della natura, esporle alla pioggia quando piove, e lasciarle seccare quando non piove. Il rischio di disidratazione è quasi impossibile per questa specie. . Tuttavia un articolo ben realizzato, che spiega molto meglio questa particolarità, si può trovare in questo link, realizzato da Fabrizio3: https://mondogasteropodi.forumfree.it/?t=47976978


(Esemplari di Cantareus apertus tappati con un epifragma robusto, di color panna)

-Un’altra categoria dei gasteropodi nostrani si tratta delle chiocciole che popolano mura e rocce, artificiali e non. Si tratta di chiocciole molto resistenti alla disidratazione, perché abituate a vivere in ambienti secchi e ventilati, come appunto un muro e una roccia, che si umidifica sufficientemente solo dopo una pioggia o una notte con elevata rugiada. Murella/Marmorana spp. sono le più comuni da trovare sui muri artificiali, e anche di dimensioni tali da essere viste senza grossi problemi. Appena il muro si secca, loro si fissano alla parete, rimanendo, senza uscire dal guscio, per giorni finché una notte umida o una pioggia inumidisca sufficientemente il muro. Però se il muro rimane secco per più di una settimana creano un epifragma robusto e resistente, in modo da sopportare la calura estiva e secca, e ridurre al minimo il problema della disidratazione, anche se spesso abitano muri assolati. Dopo una forte pioggia estiva, sono solite a svegliarsi, e a nutrirsi sufficientemente per sopportare altri mesi di piena estivazione. D’inverno invece, entrano in letargo solo nei mesi più freddi, quando le temperature sono stabilmente sotto i 10 gradi. Anche queste dopo un sensibile rialzo di temperature possono svegliarsi e nutrirsi di conseguenza. Papillifera spp, è un’altra chiocciola più piccola che abita i muri, ma è meno esigente e adattabile. Queste abitanti del muro si nutrono, in grande maggioranza, di muschi e licheni che si formano sulle rocce o sulle pareti, anche artificiali, di un muro. In allevamento non sono facili da allevare, perché richiedono molta ventilazione e pezzi di “muro” del luogo, e lasciare periodicamente seccare i sassoni nel terrario, e umidificarli dopo una pioggia.


(Esemplare giovane di Marmorana serpentina tappato con un epifragma robusto)

-Un’altra categoria invece si tratta delle limacce in generale. Tratterò poco su questo argomento, ma mi limiterò a descrivere le principali situazioni, delle limacce in generale, durante l’estivazione e ibernazione. Le limacce si sono adattate a vivere anche in ambienti urbani, si trovano facilmente anche in terrazze urbane e non, dove ci siano dei vasi. Anche come alimentazione si sono adattate parecchio, infatti possono mangiare di tutto, pur di sopravvivere. Le limacce però, si caratterizzano dalle “chiocciole” della mancanza di un guscio, di una conchiglia, e quindi sono molto più esposte alla disidratazione. Per questo infatti si trovano sempre a contatto col terreno, sotto il fogliame o sotto pietre umide. Per risolvere questo problema si sotterrano per fungere dalla calura estiva e dall’ibernazione invernale. In un terriccio completamente secco non hanno scampo di vivere, mentre in uno più fresco possono restarci anche per mesi, dove possono trovare ristoro in profondità del terriccio. Dopo forti piogge autunnali , riemergono dal terreno e richiederanno costante umidità per reidratarsi a sufficienza. Se è possibile, abitano anche aiuole artificiali o vasi sempre irrigati, per scampare infatti dalla estivazione, che bene o male, per loro è sempre un problema. In allevamento basta mettere un buon strato di terriccio e lasciarlo asciugare in superficie, ma mantenerlo sempre fresco-umido in profondità.


Le chiocciole boschive invece, come la Helix pomatia, Helix lucorum (anche se quest’ultima abita giardini) , Arianta arbustorum, Cepaea nemoralis. Sono tutte chiocciole che abitano luoghi freschi e sempre umidi, anche d’estate. Sono solite infatti a non subire alcun tipo di estivazione, grazie ai luoghi sempre freschi e umidi di cui abitano. Però alcune che si sono adattate a vivere nei giardini come l’Helix lucorum ed Helix pomatia (anche se quest’ultima con meno frequenza), ad entrare in estivazione, perché un giardino non può rimanere mai umido come in pieno bosco. Invece però devono far fronte a una dura ibernazione, dove si interrano superficialmente o si nascondono n strati di fogliame, chiudendosi con un robusto opercolo.


(Esemplare di Helix lucorum tappato con un “epifragma” semi interrato nel terriccio argilloso)

Invece adesso voglio intrattenermi sull’estivazione ed ibernazione di chiocciole “neonate” . La riproduzione dei gasteropodi terrestri, muniti di chiocciola, avviene generalmente in autunno, con qualche eccezione rara anche in primavera. Si tratta infatti dei periodi di attività dei gasteropodi terresti, dove si nutrono finche possono e se si tratta del periodo autunnale , anche di accoppiarsi e deporre. La riproduzione quindi avviene in autunno (casi eccezionali anche in primavera, ma solo se si tratta di specie più resistenti, come la Cornu aspersum per esempio), e le prime covate di piccoli nascono nel mese di ottobre. I neonati si caratterizzano di una crescita veloce e di una attività molto elevata. Proprio per questo si possono verificare attivi anche in pieno giorno, purché non sia una giornata troppo calda. La mortalità giovanile delle chiocciole in generale è molto alta, e qua elenco le principali cause della morte dei neonati; predazione, disidratazione, mancata nutrizione, cambi improvvisi di temperature, ecc. Poi, in ambito urbano, si aggiunge il problema dello “schiacciamento” di questi esserini. Basta fare una passeggiata in un prato o infilarsi in posti umidi per farne fuori a decine. Ma una causa importantissima della morte giovanile è appunto l’ibernazione ed estivazione. I piccoli hanno tempo di crescere un paio di mesi, ma purtroppo spesso non basta per superare una intera ibernazione. Per questo e per il fatto della loro iperattività , si attivano anche in serate troppo fredde che può essere mortale. Però nei mesi più freddi, ovvero Gennaio e Febbraio, non possono attivarsi, almeno nelle zone centrali italiane (mentre nelle zone con elevata altitudine o al nord, non riescono ad attivarsi oltre novembre). Allora entrano anche loro in una sorta di letargo, costruendo una pellicola “debole” come epifragma e restano così, finchè una pioggia –calda- invernale le svegli. Ma con freddo troppo intenso e il prolungamento del letargo, (-che ciò accade spesso-) , una buona parte delle chioccioline muoiono. Solo una percentuale dei piccoli entrati in letargo riescono a superarlo, e si parla di una percentuale bassa, non oltre il 15%. Una volta superata l’ibernazione , alle poche sopravvissute, avvengono dei mesi tiepidi e piovosi, dove possono rifocillarsi e riprendersi. Il picco di crescita qua è assoluto, con temperature miti e pioggia abbondante, riescono a nutrirsi e assimilare di conseguenza più cibo e raggiungere taglie più grosse. Ovvio però che dopo questi mesi di attività li aspetta l’estivazione, e sebbene sono più grossi di taglia, devono far fronte alla siccità estiva, -che una chiocciola giovane, con un guscio sottile e assenza del labbro che aiuta a sigillarsi meglio a superfici-, è sempre molto difficile. E anche qua avviene una seconda selezione naturale, facendo sopravvivere le piccole più grosse e più cresciute.
In allevamento questo problema della disidratazione e delle temperature troppo basse, per le chiocciole neonate, può essere risolto in parte. Parlando di ibernazione, nei mesi più freddi dell’anno, è possibile far lasciare entrare in letargo le chioccioline, ma tenerle lontano da gelate troppe intense, per esempio mettendole in punti più riparati e magari al contatto con una parete di casa, dove emana, fino a un certo punto, del calore. Invece in estivazione il problema è più facile perché basta inumidirle periodicamente (-anche se in natura non è piovuto-), per esempio una volta al mese, e svegliarle e nutrirle. Avendo un guscio sottile, aderite a oggetti, è più semplice controllare quanto sono piene. Direi che appena incominciano a indietreggiare oltre metà guscio, è bene svegliarle e nutrirle, e dopo far asciugare lentamente e farle rientrare in riposo. Si trattano di metodi che acquisirete pian piano con esperienza, e di certo, non è possibile far sopravvivere una intera covata anche in allevamento. Il numero di morte di sicuro diminuisce quando le chiocciole sono allevate e seguite, ma è inevitabile che qualcuna non muoia. Le piccole poi, vanno liberate, appena raggiunto una certa taglia, consiglio all’età di 5-6 mesi, riposi compresi. In modo tale da ripopolare di chiocciole in zone assenti di esse.

Edited by matty000 - 21/10/2013, 21:27
 
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