Pomacea bridgesii, Apple Snail

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Andrea&Emy
view post Posted on 11/4/2009, 10:23 by: Andrea&Emy     +1   -1




Nome scientifico: Pomacea bridgesii
Famiglia: Ampullaridae
Ordine: Architaenioglossa
Classe: Gasteropodi Prosobranchi


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Introduzione
Iniziamo col dire che la famiglia delle Ampullaridae si suddivide in diverse specie, le più diffuse in commercio sono Pomacea, Marisa e Pila. Questi gasteropodi vengono comunemente chiamati Ampullarie; questo termine non è scorretto come molti pensano, certo che la parola fa intendere tuta la famiglia e sarebbe meglio specificare la specie.
Tra le 30 specie di Pomacea, la più diffusa è la Pomacea brigesii effusa la quale raggiunge la dimensione di 4-5 cm, questa non è da confondere con la ben più rara Pomacea bridgesii bridgesii che risulta essere molto più grande, seguita poi dalla Pomacea canaliculata e dalla Pomacea insularum.


Habitat
La maggior parte delle Pomacea è originaria del Sud America (Rio Grande e Rio delle Amazzoni); sono poi state introdotte anche in altri ambienti come Hawaii, Florida e Sud-Est Asiatico.
Le ampullarie vivono in diversi biotipi: fiumi a corso lento, laghi, stagni, paludi e fossi.
Sono dotate di una branchia e di un polmone, che gli permettono di vivere nelle acque povere di ossigeno, di sopportare periodi di siccità e di uscire dall’acqua.
In acquario può vivere con molte specie di pesci eccetto quelle che le predano.


Valori e temperatura
I valori "ideali minimi” sono pH 7, kH 5-7 e gH 10.
Si consiglia sempre di mettere un'ampullaria ogni 20 litri, in quando più esemplari tendono ad abbassare i valori se non alimentati con cibi ricchi di calcio, inoltre generano un forte carico organico che porta ad un innalzamento delle sostanze nocive. Questi problemi sono comunque evitabili mettendo un doppio filtro o potenziando quello già presente (utilizzando per esempio zeolite) e inserendo in acqua gli appositi sali minerali per reintegrare le sostanze assorbite dalle ampullarie.
Come già detto, le ampullarie sono originarie del Sud America in acque acide, prive di sali e con un pH pari a 4,5.
In natura si nutrono principalmente di alghe e piante, fonti di calcio; è quindi possibile, con un buon mangime arricchito di calcio (Hikari Crub Cuisine) o con osso di seppia per uso zootecnico, tenerle in ottime condizioni anche in acquari con pH molto basso.
L’acqua deve essere pulita e con valori di NO2, NO3, NH3 pari a zero o comunque minimi.
La Temperatura va da 16° (temperatura a cui sono semiattive) ad un massimo di 35°; questo è un fattore importante in quanto incide moltissimo sulla loro sopravvivenza: ad alte temperature il loro metabolismo accelera accorciando la durata della loro vita, ovviamente con un metabolismo accelerato saranno più abbondanti anche le riproduzioni.
Durata della vita secondo il grado della temperatura: a 18-20° vivono 4 anni; a 24-25° vivono 2 anni; a 28-30° vivono 1 anno (la durata della vita è indicativa in quanto bisogna considerare anche come sono state allevate da piccole, ma di ciò ne parleremo più avanti).


Alimentazione
La Pomacea bridgesii è una delle poche specie che non mangia le piante, può succedere che mangi i germogli, ma questo perché viene lasciata a digiuno per un lungo periodo.
È onnivora, si nutre di alcuni tipi di alghe, piante in marcescenza, cibo per pesci (anche surgelato) e pesci morti.
Non mangia le feci degli altri pesci, ne si accontenta di qualche "misera" scaglia.
E' una gran "mangiona" e va alimentata con cibi per pesci da fondo o con verdure scongelate o sbollentate (come cavoli, zucchine e spinaci) ogni 2-3 giorni, a seconda della grandezza della lumaca, della temperatura, ect. Non lasciare più di 12 ore il cibo fresco in acqua .


Riproduzione & Allevamento
Le Pomacea non sono ermafrodite, ma hanno sessi distinti e difficilmente si riconoscono i maschi dalle femmine.
L’unico modo per poterlo fare è quello di prelevarle dall’acqua e tenerle con l’opercolo rivolto verso l’alto, piano piano incominceranno ad aprirsi e potremo finalmente riconoscerne il sesso. Purtroppo, non è una cosa semplice, impiegano tantissimo tempo ad aprirsi (circa 30 minuti) e in oltre l’animale si stressa molto.
Per tentare la riproduzione è bene quindi acquistarne un gruppo di 5-6 esemplari, in modo da essere sicuri di avere almeno un esemplare di sesso opposto agli altri.
Le Pomacea bridgesii incominciano a riprodursi superati i 2 cm.
La maggior parte delle Pomacea, compresa la Pomacea bridgesii, depone fuori dall’acqua. Se si ha una vasca aperta è necessario abbassare il livello dell’acqua di 3-4 cm rispetto al vetro in modo che la femmina abbia lo spazio per deporre senza dover uscire dalla vasca ed andare in giro per casa a cercare un luogo adeguato. La temperatura ideale è di 22-24°.
Vengono deposte da un minimo di 50 a un massimo di 400 uova; queste si schiudono dopo 7-25 giorni, a seconda del grado di umidità.
Se le uova vengono deposte troppo vicino al neon potrebbero seccare, quindi vanno staccate e messe su una zatterina di polistirolo che andrà lasciata galleggiare nell’acquario.
Le femmine hanno la capacità di trattenere lo sperma, quindi possono deporre più volte con un solo accoppiamento.
A volte succede che comprando un singolo esemplare troviamo grappoli di uova, in questo caso la femmina può essere stata recentemente fecondata e le uova saranno fecondate, in altri casi si potrà avere la deposizione di uova non fecondate.
Vedere due esemplari accoppiarsi non è sempre una garanzia, affinchè la femmina deponga ci vogliono condizioni particolari come una corretta alimentazione e il giusto grado di umidità nella zona emersa.
Se si ha un solo maschio e molte femmine questo non riuscirà a fecondarle tutte e, se deporranno, la maggior parte dei grappoli saranno non fecondati. A volte è possibile che ci sia un tentativo di accoppiamento tra due maschi in mancanza di femmine.
Mediamente, da ogni nidiata nascono circa 250 piccoli la cui varietà di colore è distinguibile da subito; si sconsiglia di allevarle nell’acquario di comunità per i motivi spiegati in "valori e temperatura". Inoltre possono essere predate da vari pesci pesci, come ad esempio i ciclidi.
Affinchè possa crescere correttamente, ogni nidiata va allevata in vasche monospecifiche di volume non inferiore a 200 litri, dove le piccole ampullarie cresceranno di 9,5 mm–13,5 mm al mese con una t° di circa 24°.
Con gli stessi parametri ho messo più di 1000 "ampullariette" di diverse età in una vasca di 150 litri e, a distanza di 4 mesi, ho "tirato su" solo 300 esemplari di dimensioni comprese tra i 3-4 e i 12 mm. Si trattava di ampullarie "affette da nanismo, in quando sarebbero dovute essere 3,5- 4 cm; allevandole in questo modo non ho fatto altro che accorciare la loro vita. Inoltre tenendo nella stessa vasca nidiate di età diverse, le più piccole (più lente rispetto alle altre) troveranno meno cibo e buona parte morirà di fame oltre ad essere predate dalle più grandi.

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Corrosione del guscio: come prevenire e curare
Il guscio delle ampullarie è composto principalmente da cristalli di carbonato di calcio, questo viene introdotto col cibo o viene assorbito dall’acqua mediante il guscio stesso. In mancanza di calcio il guscio incomincia a corrodersi fino a portare a morte l’animale.
Prevenzione: è possibile mantenere i gusci in perfetto stato somministrando ogni tanto mangimi arricchiti di calcio, se non sono reperibili si può utilizzare l’osso di seppia e con un coltello "senza denti" si vanno a tagliare piccoli rettangoli di grandezza tale da poter essere ingeriti dalle ampullarie. La prima volta le ampullarie dovranno essere spostate in una vaschetta senza ghiaia (riempita con l’acqua dell’acquario) e poi si procederà a mettere i rettangolini di osso in modo da constatare se vengono realmente mangiati, inquento a non tutte piace l’osso di seppia. Consiglio inoltre di togliere eventuali pezzi che galleggiano, non affonderanno mai. Se l’osso di seppia sarà gradito si procederà a darlo direttamente in acquario, magari di sera a luci spente utilizzando un tubo di plastica che inserirete in acqua in modo da far passare al suo interno i pezzi di osso di seppia che scenderanno tutti nello stesso punto (così si potrà sempre constatare se viene consumato o meno).
Altro metodo validissimo è l'utilizzo di il cloruro di calcio per acquari marini il quale non altera il pH, anzi ne promuove la stabilità prevenendone l'abbassamento che porterebbe l'acqua verso l'acidità.
La quantità da utilizzare varia a seconda dei valori che si hanno, dal litraggio. dal numero e condizioni dei gasteropodi che si hanno nella vasca.
Nelle vasche di allevamento si possono utilizzare i sali minerali per reintegrare quelle sostanza che possono venire a mancare.
Curare: se il grado di corrosione è lievissimo è possibile, con uno dei metodi sopra indicati, che il guscio torni perfetto come prima. Solitamente i gusci si corrodono perché in vasca è venuta a mancare la giusta quantità di sali. Quando la corrosione porta alla formazione di buchi sui gusci,questi non possono auto-ricostruirsi, quindi non rimane altro che cercare di mantenere stabile la situazione in modo da non farla peggiorare. Nel caso ci si trovi di fronte ad un guscio molto corroso con profondi buchi, è bene "coprirli" per evitare che organi interni vangano danneggiati. Per farlo si può utilizzare un guscio d’uovo di gallina a cui si dovrà togliere la "pellicina" interna. Con questo si riparerà il buco con l’aiuto dell’Attack.
Prima di reinserire l’animale in acqua, la colla dovrà essere asciutta. Il metodo dell’Attack è utilizzabile anche nel caso in cui il guscio si vada a rompere.
Lo sfaldamneto è la perdita di uno o più strati esterni del guscio, più sfaldamenti rendono il guscio fragile e sottile con un conseguente schiarimento del colore.


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Malattie: intossicazioni e fratture del guscio
Sulle malattie che possono colpire questi gasteropodi si sa ben poco, ma è certo che molti prodotti per l’acquariofilia come i biocondizionatori, i fertilizzanti (a causa del rame e del ferro in essi contenutio) e i medicinali sono tossici per le ampullarie come per altri invertebrati; ma anche alti livelli di NO2, NO3, ammoniaca e fosfati possono provocare intossicazioni e portare alla morte dei gasteropodi.
E’ quindi consigliato, quando si usano questi prodotti o quando ci si accorge che i valori sono "sballati", spostare i gasteropodi momentaneamente in un'altra vasca. Nel caso di intossicazioni le ampullarie rimarranno all'interno del guscio con l’opercolo non chiuso e il mollusco (spesso gonfio) starà in parte fuori dal guscio dando l’impressione che non ci sia spazio all’interno per contenerlo tutto. Non muoiono subito, ma dopo diverse settimane che il gasteropode trascorre inattivo, una volta morte se toccato il mollusco non reagisce ed emana un'odore sgradevole.
Nel caso in cui una lumaca cadesse e il guscio si fratturasse esternamente o internamente, potrebbe morire a causa di lesioni interne, quando ciò accade il suo metabolismo rallenta fino a spegnersi; in altri casi può succedere che manchi parte del guscio e si vedano gli organi interni, in questo caso si può lasciare l’animale così comè se sta in una vasca di soli gasteropodi altrimenti si usa il metodo del guscio d’uovo e dell’Attack.


Alcuni cenni sulla struttura della Pomacea bridgesii
Il guscio non è solamente composto da carbonato di calcio, lo strato esterno è organico ed è composto da diversi strati di conchiolina, una proteina resistente la quale però si sfalda con cambi dei valori dell’acqua.
Il 2° strato viene definito "strato prismatico" ed è ricco di calcio.
Il 3° ed ultimo (all’interno della conchiglia) è lo "strato perlaceo" dove i cristalli di calcio vengono spinti verso la superfice.
Sul lato sinistro del collo, le ampullarie hanno il sifone che permette loro di respirare in superfice e di immagazzinare l’aria nel polmone, mentre all’interno del lato destro si trovano gli organi riproduttivi.
Il loro corpo meglio definito come "piede" è costituito da diversi strati muscolari che gli permettono di muoversi; nella parte posteriore del piede c’è l’opercolo, una sorta di "botola" che permette al gasteropode di "chiudersi" in caso di pericolo, senza subire eventuali lesioni.


Varietà in commercio Esistono diverse varietà le quali non sono colorate artificialmente come alcuni pensano, ma sono frutto di lunghe selezioni da parte dell’uomo. Le più diffuse in Italia sono le gialle, le diversi tonalità del marrone e da qualche anno si riescono a trovare le azzurre e le viola scuro. Chi ha la fortuna di viaggiare all’estero può trovare oltre a quelle già elencate, esemplari arancioni, rossi, magenta, bianchi, verdi e le tantissime tonalità del viola, fucsia e rosa con e senza strisce, sia piede bianco che nero.

Alcune varietà:

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Le iniziali corrispondono al nome in lingua italiana e a susseguirsi i nomi in lingua straniera (Inglese -Tedesco - Americano) con cui vengono comunemente chiamate.

Bianco, white o ivory - Giallo, gold - Rosa Chiaro, rose, pink o pink striped - (G/J) Giade, Jade - Viola, lila, purple striped, purple deep striped - Azzurro, blu, blue - Giallo striato, gold striped - Magenta - Rosa chiaro striato, rose, pink, pink striped - Fucsia striato, rose, pink o pink striped.



Scheda e foto realizzate da: DobermannCZ

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Edited by AndreaDoc - 16/5/2010, 16:06
 
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