Phalium saburon

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granchiocorridore
view post Posted on 11/2/2013, 20:41     +1   +1   -1




Ciao :D ,
vi mostro un guscio di un Phalium saburon, trovato ieri mattina lungo il litorale sabbioso-ghiaioso a nord di Gaeta, quasi sotto al promontorio roccioso, dove a mezzacosta la strada costiera si inserisce in un tunnel. Quel litorale non è prodigo di conchiglie, ma quando ho visto questa qui tra la ghiaia , quasi non ci credevo, è la seconda di questa specie che trovo, in tanti anni di ricerca. L'esemplare è lungo 45.5 mm, ha qualche difetto, una lieve mancanza all'estremità del canale sifonale ed una crepa in zona dorsale dovute allo spiaggiamento tra sassi, che non alterano comunque il suo fascino, forse dopo morto sarà restato molto nel mare , motivo per cui è piuttosto chiaro nel colore di fondo. Si distingue da Phalium granulatum per una fine e fitta scultura scultura spirale di cui dispone e per quella macchiettatura a rombi marroncini altrettanto evidente.
Caro Fabrizio, in questa specie qui l'evoluzione pare essersi fermata, infatti esemplari uguali sono stati trovati nei depositi Pliocenici di Guidonia, e da quel che ho visto questi, che risalgono dai 2.5 a 5 milioni di anni fa, pare che siano del tutto simili alla specie attuale. Se riuscirò a procurarne uno di quelli Pliocenici , magari solo per fotografarlo, vedrò di mostrarlo a seguito di questo attuale, per fare ulteriori osservazioni sulla morfologia degli stessi.
Un saluto-Granchio

dsc01001td
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p.s. se ritieni potrei postare, se in forum non già presente, una foto di Phalium granulatum, specie di cui dispongo di diversi esemplari recuperati dai pescatori di Fiumicino.

Edited by granchiocorridore - 13/2/2013, 19:57
 
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view post Posted on 14/2/2013, 03:06     +1   -1
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non ho una vita... ma si dà il caso che mi stia bene così ;)
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Complimenti per lo splendido ritrovamento, Granchio :woot:

Io qui, a nord della Torre Flavia, ho trovato, negli anni, forse 2-3 esemplari, e anche rotti, del Phalium granulatum che menzioni; specie meno rara, anche se ugualmente bellissima.

Hai mai incontrato in immersione l'una o l'altra delle due specie?

Spesso i Cassididae si nutrono di Echinodermi, e come le affini Famiglie Tonnidae, Cymatiidae e Ranellidae , seernono acido solforico da ghiandole annesse alla radula, ch coadiuva la perforazione degli esoscheletri delle prede.

Però, a proposito di Phalium granulatum, ho letto che p anche necrofago; ciò che ne renderebbe notevolmente più semplice un eventuale mantenimento in acquario!

Se quest'ultima specie la reperisci da pescatori di Fiumicino (neppure distante da qui, perciò), forse sarebbe possibile accordarsi per farsi mantenere vivo in poca acqua qualche esemplare...?
Hanno anche percolo, e in genere sopravvivono anche per ore (un giorno/due, al limite) fuori dall'acqua, se uin uno straccio bagnato o simile.

Pensa che trovai, spiaggiate (e nemmeno pochissime) delle ovature della seconda specie (penso), e potei filmare al microscopio l'attività dei veliger con conchiglietta già visibile, aall'interno delle capusle ovigere!!!
Purtroppo non ebbi pazienza e cura da permettere che giungessero alla schiusa, o non lo notai.. ma penso che per la prossima estate (verso giugno, si trovano) ne raccoglierò ancora e ritenterò l'esperimento!
Intanto posta pure gli esemplari che possiedi, anche del granulatum!

Interessantissima poi la conservazione dei caratteri; se parli di Pliocene, la distanza è di almeno 5 milioni di anni!!! Non moltissimo per mutamenti drastici, è vero; ma 5 milioni di anni fa la maggior parte dei Mammiferi che conosciamo non esisteva a livello di Specie (a livello di Genere sì), e comunque il Mediterraneo era molto diverso, sia climaticamente sia come relazioni biogeografiche con gli altri mari, perloppiù a fauna tropicale.

Quindi, la stessa Famiglia Cassididae è un po' un relitto, essendo oggi tipica di acque tropicali.

LA loro variabilità e adattabilità non deve neppure troppo stupirci, se pensiamo che appartengono allo stesso Sottordine - Littorinomorpha- da cui riuscirono a evolversi persino le Pomatiasidae, terrestri!
 
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granchiocorridore
view post Posted on 14/2/2013, 07:34     +1   +1   -1




Ciao Fabrizio :D ,
vedo che fai le ore piccole, al momento questo a me non riesce più, anche se devo dire che con il passare degli anni mi sveglio più di una volta la notte, cosa che prima non mi succedeva.
Sono sicuro che chi qui a Roma voglia tentare l'allevamento di questo genere di conchiglie, abbia diverse opportunità di farlo.
A Fioumicino, ma anche ad Anzio, quando di pomeriggio rientrano i pescherecci, verso le ore 17.00, non è difficile trovare a corredo del loro pescato anche qualche cassetta piena di molluschi, per lo più sono dei Bolinus brandaris e Natica millepunctata, ma tra questi vi sono sempre anche dei Phalium granulatum vivi. Inoltre sempre a Roma se ci si può recare al mercato coperto di P.zza Vittorio, vi sono ben 3 banchi che propongono varie specie locali di molluschi, nelle cassette con gli Exaplex trunculus, si trovano anche qui dei Phalium granulatum vivi ed anche di dimensioni ragguardevoli.
Per l'allevamento di questo genere di conchiglie occorre comunque tener conto, che i loro habitat abituali sono di profondità, quindi non so se immettendo in un acquario in casa le stesse conchiglie, queste poi si adattino avivere con una pressione dell'acqua minima rispetto a quella loro abituale.
Ho letto che la Specie P. saburon vive in preferenza in acque che possono andare dai 70 ai 400 m di profondità, dove la pressione può equivalere fino a 40 bar.
Personalemnete non ho mai trovato tali conchiglie vive su dei bassifondali, ho trovato diversi loro gusci vuoti, sotto le barche dei pescatori ad Isola di Capo Rizzuto, un guscio vuoto a Zante davanti all'isolotto di Mikronisi a pochi m. di profondità, un guscio vuoto davanti alle secche di Tor Caldara. L'eventualità del ritrovamento di gusci anche della specie più comune appare comunque piuttosto rara, forse perchè la sua conchiglia è evidente e viene subito raccolta dai collezionisti?
Caro Fabrizio, ho preparato per gli amici di Mondo Gasteropodi che vogliono interessarsi delle conchiglie marine, una scheda abbastanza completa, ma non del tutto esaustiva, sulla specie Phalium saburon fossile, di cui dispongo di diversi esemplari, da me trovati diversi anni fa lungo la strada provinciale che dall'uscita di Orvieto dell'autostrada porta verso la località Tor di Monte. Inoltre ho un'altro esemplare avuto in scambio da un amico del Nord, che lo trovò a Masserano (NO). A seguito esporrò tale scheda e due foto di uno degli esemplari ritrovati, con una tabella delle varie epoche e periodi storici, in cui vissero tali molluschi.
dsc01003qn
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dsc01005qx
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La specie in esame, presenta qualche lieve diversità rispetto alla attuale.
Il labbro di columella nella zona vicina al seno posteriore, ha meno pliche ma più evidenti, questa caratteristica si evidenzia subito ad una visione sommaria dell’insieme del nicchio.
Nella zona interna al labbro esterno, le lirature presenti non arrivano sul bordo dello stesso labbro ecc.
Tale esemplare a causa del fenomeno di fossilizzazione, non evidenzia quasi più i suoi colori originari, che si vedono solo esternamente al labbro esterno e lievemente in un paio di punti del suo nicchio, ma indubbiamente dato la geometria dei colori visibili, appartiene alla specie in questione.
La scultura spirale tipica di questa specie, a costicine fini e vicine tra loro, ha perso nelle parti più esposte del nicchio le su dette caratteristiche, a causa probabilmente di rotolamento sui fondali sabbiosi dopo la sua morte, caratteristiche che però si vedono molto bene sull’ultimo giro del nicchio in prossimità del seno posteriore e vicino la sutura.
L’esemplare nel complesso dispone di una volumetria inferiore, caratteristica che ho riscontrato anche negli altri esemplari dello stesso tipo visionati, inoltre non so se perché gli individui di cui dispongo sono morti in modo prematuro, gli stessi hanno tutti dimensioni piuttosto ridotte.
A proposito di altri esemplari della stessa specie visti in altra collezione, ricordo che non erano più grandi di quelli da me trovati.
A riguardo del volume nel complesso dei nicchi attuali della specie in esame, si evidenzia sugli stessi una maggior ampiezza e curvatura dei giri delle spire rispetto alle medesime caratteristiche possedute dagli esemplari fossili della stessa specie, fatto che determina sugli esemplari attuali una valutazione maggiore dei loro volumi.
Il campione di esemplari di cui dispongo è molto limitato, non è che nei giacimenti se ne trovino pochi, ma estrarli dall’argilla compatta ed indurita è difficile si rompono quasi tutti, per quanto l’argilla in questione era già stata frammentata dai mezzi meccanici, ma non ricordo comunque di averne visti di più grandi.
Se la grandezza della specie del Pliocene non si discosta tanto dalla misura dell'esemplare attuale esposto all'inizio di questo post, ciò vuol dire che la specie attuale si è ben ambientata nelle nuove condizioni dei mari attuali, infatti sia l’esemplare attuale su detto che l’altro di cui dispongo, sono più lunghi dell’esemplare pliocenico, e presentano una volumetria maggiore.
Faccio presente che questo esemplare, lo recuperai circa 30 anni e più fa su argilla di sbancamento da un costone a fianco di una strada, per effettuare l’allargamento della strada stessa, detta argilla poi fu spostata con mezzi meccanici probabilmente in apposite discariche o in altri tratti della strada dove necessitava la sua presenza, quindi un ritrovamento fortuito, che sicuramente ha salvato dalla distruzione questo esemplare.
Dobbiamo tener conto che l’habitat dell'esemplare del Pliocene era costituito da un mare di tipo tropicale in cui vivevano anche i Ficus communis presenti anche nel Miocene, dove forse P. Saburon aveva più opportunità di sopravvivenza, ma sicuramente più competizione nella lotta per la vita, quindi le sue dimensioni ridotte, gli permettevano d’essere meno visto a vantaggio della sua esistenza.
Un fattore che sicuramente deve aver avvantaggiato la specie è il mimetismo di cui dispone, quel guscio a fondo bianco sporco, dove si evidenziano le macchiettature marrone chiaro, tale specie per mezzo di tale mimetismo e dei fenomeni fisico-ottici tipici dell’acqua, doveva e deve essere difficilmente visibile dai suoi antagonisti.
Attualmente tale specie viene pescata su fondali a fango grigio e fine da 50 ai 100 m di profondità, tipici della zona antistante il paese di Fiumicino, tramite delle trappole con intelaiatura in ferro, corredate di opportune esche morte. In tali trappole entrano diversi molluschi, con preferenza degli H. trunculus, Bolinus brandaris, Phalim granulatum e raramente esemplari della specie in esame.
Il deposito ritrovato internamente ai nicchi degli esemplari fossilizzati è invece formato da un misto di sabbia fine e fango grigio, che fa supporre habitat con profondità maggiori.
La specie in questione oggi ha come areale preferenziale di diffusione la costa centrale del mar Tirreno, si trovano diversi esemplari sul litorale toscano fino alle isole antistanti a detto litorale, sono rari gli esemplari trovati nel mar Adriatico, inoltre vi è notizia dell’esistenza di tale specie sulle coste spagnole del mediterraneo, a Malaga in particolare ed anche sulle coste Spagnole dell’Atlantico, in particolare su quelle del mar Cantabrico.
La specie fossile è stata ritrovata presso Tabiano nel Piacentino appenninico che risale ad un periodo del Pliocene medio di 2.5 milioni di anni corrispondente all'era Piacenziana, nel Pliocene di Guidonia ed in quello di Orvieto, nei depositi pliocenici di Masserano (NO), nel Pliocene dell'Atlantico africano, inoltre per il Miocene è segnalato in Polonia Francia e Austria
La rarefazione di tale specie nel mediterraneo attuale, potrebbe essere stata causata dalle diverse condizioni ambientali, un mare sicuramente più freddo e forse un minor numero di animali che costituiscono la sua abituale dieta, ma il primo dei fattori su detti, oltre che avere un effetto diretto sugli esemplari maturi, deve essere un fattore limitante anche sulle ovature e successivi embrioni della specie.
Un mare freddo dispone di una quantità di plancton limitata, fatto che poi si ripercuote sull’alimentazione iniziale dei nascituri della specie, sia che abbiano una diffusione di tipo bentonica che superficiale.
Tutto sommato non riscontro grandi diversità tra gli esemplari attuali e quelli “antichi”, occorrerebbe disporre di esemplari di epoche anteriori a quella Pliocenica, per riscontrare forse qualche saliente diversità che ci permetterebbe di scoprire l’orientamento evolutivo oggettivo della specie, nel complesso cumunque dai dati in possesso riterrei che la specie attuale si diversifica da quella del Pliocene per avere esemplari più lunghi e di volume maggiore.
Ma come avviene per tanti altri tipi di specie fossili, non è detto che in terreni di epoche anteriori al Pliocene e Miocene sia presente la stessa specie, che potrebbe essersi evoluta e diffusa magari solo nelle due epoche dette e forse essere presente in altre località corrispondenti ad epoche più antiche, ma in areali circoscritti e limitati, che oggi attendono ancora di essere scoperti.

Ho visto che la tabella da me realizzata, non viene sopportata dal programma del forum, provvedo a mandartene una copia via Email, se puoi vedi un po te cosa fare per poterla mostrare a seguito di questo post. Le foto le devo ancora fare, poi eventualmente oggi pomeriggio, sul tardi le esporrò.
Saluti-Flavio

Edited by granchiocorridore - 14/2/2013, 18:37
 
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granchiocorridore
view post Posted on 14/2/2013, 18:58     +1   +1   -1




Ciao :D ,
Espongo la foto di une esemplare di Phalium granulatum, lungo 76 mm, recuperato al mercato di P.zza Vittorio, proveniente dai fondali antistanti Montalto di Castro. In questo sono subito evidenti le differenze morfologiche con la specie prima considerata. In seguito le elencherò,
un saluto ed a presto-Granchio
P.S. Ho problemi con il ridimensionamento delle foto, il programma che adopero è un catenaccio, troppo poco flessibile, non certo adobe photoshop che prima adoperavo e che ora è andato in tilt, scusatemi per le foto troppo grandi e forse poco nitide.

dsc01013bi
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dsc01007wu
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Edited by granchiocorridore - 15/2/2013, 16:16
 
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view post Posted on 14/2/2013, 22:21     +1   -1
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non ho una vita... ma si dà il caso che mi stia bene così ;)
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Splendido questo esemplare di Piazza Vittorio, Granchio :woot: e doveva esser vivente
a quanto immagino (comunque completo di opercolo) :woot: :woot:
Interessante anzi la scultura radiale, del medesimo...

Appena ricapito a Roma ci andrò senz'altro, conoscevo già quel mercato anni e anni fa,
recandomivi in cerca di vegatali esotici commestibili ma che a me interessavano
sotto il profilo botanico/orticolturale.
Ignoravo l'esistenza di questi venditori... anche se adesso affiora al ricordo un banco con
Bolinus brandaris, che non mi sfuggirono di certo ma che all'epoca, non disponendo al
momento di qcqua e acquario attrezzato, non pensai di comperare.

Sai se ci sono giorni specifici però (e orari), in cui trovare il pescato fresco di
Molluschi (anche altre specie, in generale)?

Anche su Fiumicino potremmo vedere, considera che io cerco Gasteropodi viventi di ogni specie,
Neverita, Naticarius,,,, anche quelli non ''commestibili'' e di '''scarto''; ricordo a Fiumicino
degli stupendi Calliostoma granulatum, con l'incantevole
mollusco rosso arancio però purtroppo già morente, un sabato pomeriggio di tanti anni fa, sul lungo molo...

-Se, per estrema fortuna, riuscissi poi a reperire una ''coppia'' di Ph. saburon, e si riproducessero
in qcquario (lo fanno verso giugno), potrei confrontare le loro ovature con quelle, già in parte a me
note, dell'affine Ph. granulatum, che come dissi ritrovo qui spiaggiate e spesso coi veliger viventi
all'interno delle capsule ovigere.
-Potremmo così verificare dal vivo la tua interessante ipotesi, ossia se una diverse tipologia di
ooteca, o un diverso tasso di sviluppo del veliger emergentene, possano rappresentare un qualche
handicap adattativo nei confronti della più comune e diffusa (anche se non meno stupenda :wub: )
Ph granulatuml

In effetti, so che molti ci direbbero che ''è così, e basta''; ma io non posso fare a meno di
interrogarmi, esattamente coms te, su *cosa* faccia sì che, prese due specie per altro molto
affini tra loro, una sia ''comune'' e l'altra ''rara''...
Un ''motivo di fondo'' deve pur esserci, sia a monte, nella Genetica e biologia delle specie,
sia a valle, nella recettività di quello che è il loro Ecosistema nel periodo preso in esame.

Molto puntuali anche le tue osservazioni suli substrati prediletti oggi, e su quelli stimabilmente
prediletti dalle antenate plioceniche, in base ai ssdimenti accumulatisi nel nicchio.

Non so se le correnti metodologie paleontologiche impongano un qualche rigore interpretativo,
es, se non si debba escludere un possibile, successivo ''riempimento'' della conchiglia da parte
di substrati diversi, nel corso del tempo.
Ma il cosntatare la presenza di sedimenti simili, guarda caso, a quelli dove la specie si rinviene oggi
vivente, mi sembra che non possa esser liquidato come una semplice casualità!

Poi consideriamo che molte specie hanno il ruolo di ''fossili-guida'' : per es, se sappiamo che una
specie ''oggi'' è termofila o tropicale, trovandone dei fossili in un territorio oggi freddo,
possiamo dedurre un clima diverso, tropicale, che in passato regnava in quelle terre.

Anche questo metodo però non so se sia attendibile al 100%; la Scienza lo dà sì per scontato,
ma chi ci garantisce che quella stessa specie, o specie affini, non si siano ''evolute'' nel
tempo a tollerare climi diversi, pur restando morfologicamente abbastanza simili?

Anche questo è solo un mio scrupolo estremo; ma in linea di massima, penso anch'io che,
trattandosi di una Famiglia -Cassididae -che nella sua generalità appare tipicamente termofila, la presenza
di queste specie nei nostri mari sia un ''relitto'' di ère più calde, senza dubbio.

-Poi, Ph. saburon potrebbe essere , per sua fisiologia specifica, più termofila di Ph. granulatum
(un po' come nelle Littorinae, punctata è più termofila di neritoides), quindi potrebbe aver
sofferto maggiormente del raffreddamento attuale.

Una cosa rammento: che le specie tropicali, a latitudini più settentrionali tendono a vivere più
a fondo, per es, Cypraea tigris, comune in acque basse, a latitudini 'nordiche' come quelle
hawaiiane si ritira in acque più profonde, diventa più rara, e presenta taglia più grossa (R.T.Abbott, 1974).

Sulla scorta di questo, mi chiedevo se la taglia maggiore dei Ph. saburon attuali da te riscontrata,
non fosse legata proprio a questo ''raffreddamento'', così come la loro rarefazione, e forse anche
il loro confinamento in acque più profonde...

Soltanto che, se il fango grigio che dici è prpprio lo stesso, e se si trova solo a quelle
profondità
, allora dovremmo ammettere che la specie, 5 milioni di anni fa,
occupava la stessa nocchia e lo stesso livello batimetrico attuale....

Poi c'è da considerare la forma, se qualcosa può aver selezionato esemplari più globosi
o con la columella più plicata, oppure si tratta di una c.d. mutazione neutra.

C'è molto ancora da osservare e da riflettere, davvero :)

Se poi ci fosse la fortuna di reperire viventi anche dei Phalium saburon, potremmo verificare, in acquario,
che mentre i granulatum sono anche necrofagi, i saburon (forse) sono specializzati, per
es potrebbero nutrirsi solo di qualche echinoderma legato a quei fondali e a quelle sabbie
(sarebbe triste scoprirlo, in pratica li vedremmo lasciarsi morire d'inedia... :( )
Anche la tolleranza batimetrica / pressioni di superficie, potrebbe rappresentare un discrimine e,
come suggerisci, forse un ostacolo all'adattamento in acquario... ma spero
che in ogni caso avremo modo di provarlo, direttamente!
 
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granchiocorridore
view post Posted on 15/2/2013, 09:56     +1   -1




Ciao Fabrizio :D ,
se puoi leggi questo link, ci risentiamo staserea.
www.museopaleo.unimore.it/tabiano_organismi.html

Saluti-Flavio
 
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view post Posted on 15/2/2013, 11:27     +1   -1
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ciao Granchio :)
sì proprio un altro aspetto che pensavo di far notare... ossia che le tanatocenosi non necessariamente
riflettono la reale composizione percentuale delle specie, ma piuttosto avviene una ''selezione''
che porta a esser rappresentate in maggior copia quelle specie legate ad ambienti e a substrati
meglio atti a fungere da depositi fossiliferi.
Questo rappresenta una complicazione ulteriore del quadro, ma volendo lo rende anche
più interessante, e comunque non toglie nulla alle osservazioni da te già condotte :)
 
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granchiocorridore
view post Posted on 15/2/2013, 16:27     +1   +1   -1




Ciao Fabrizio :D ,
la tanatocenosi è pure un'altro problema dei depositi fossiliferi, vai a capire in che modo tali depositi si sono formati, è quanto di quello che vi si trova origina dal sito esplorato o immediate sue vicinanze .
Poi vi è anche il fenomeno, di cui non conosco il nome, che determina la conservazione di fossili in quegli strati più adatti a tale scopo e viceversa.
Dalla conta dei fossili ritrovati in una determinata località, non è possibile stabile per una specie in modo obbiettivo , la percentuale in cui questa era presente in quel luogo in quell'epoca.
Comunque come su detto, già i semplici sedimenti collegati a quel fossile possono darci molte interessanti informazioni, come il substrato in cui viveva, ed inoltre dal tipo di Foraminiferi che vi si trovano collegati, dato che questi ultimi sono tutti pressocché ben datati, oggi e possibile conoscere con molta approssimazione l'età del giacimento dove si trova un determinato fossile e quindi l'epoca in cui era in vita.
a stasera-Granchio

Edited by granchiocorridore - 15/2/2013, 21:09
 
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