Splendido questo esemplare di Piazza Vittorio, Granchio
e doveva esser vivente
a quanto immagino (comunque completo di opercolo)
Interessante anzi la scultura radiale, del medesimo...
Appena ricapito a Roma ci andrò senz'altro, conoscevo già quel mercato anni e anni fa,
recandomivi in cerca di vegatali esotici commestibili ma che a me interessavano
sotto il profilo botanico/orticolturale.
Ignoravo l'esistenza di questi venditori... anche se adesso affiora al ricordo un banco con
Bolinus brandaris, che non mi sfuggirono di certo ma che all'epoca, non disponendo al
momento di qcqua e acquario attrezzato, non pensai di comperare.
Sai se ci sono giorni specifici però (e orari), in cui trovare il pescato fresco di
Molluschi (anche altre specie, in generale)?
Anche su Fiumicino potremmo vedere, considera che io cerco Gasteropodi viventi di ogni specie,
Neverita, Naticarius,,,, anche quelli non ''commestibili'' e di '''scarto''; ricordo a Fiumicino
degli stupendi
Calliostoma granulatum, con l'incantevole
mollusco rosso arancio però purtroppo già morente, un sabato pomeriggio di tanti anni fa, sul lungo molo...
-Se, per estrema fortuna, riuscissi poi a reperire una ''coppia'' di
Ph. saburon, e si riproducessero
in qcquario (lo fanno verso giugno), potrei confrontare le loro ovature con quelle, già in parte a me
note, dell'affine
Ph. granulatum, che come dissi ritrovo qui spiaggiate e spesso coi veliger viventi
all'interno delle capsule ovigere.
-Potremmo così verificare dal vivo la tua interessante ipotesi, ossia se una diverse tipologia di
ooteca, o un diverso tasso di sviluppo del veliger emergentene, possano rappresentare un qualche
handicap adattativo nei confronti della più comune e diffusa (anche se non meno stupenda
)
Ph granulatuml
In effetti, so che molti ci direbbero che ''è così, e basta''; ma io non posso fare a meno di
interrogarmi, esattamente coms te, su *cosa* faccia sì che, prese due specie per altro molto
affini tra loro, una sia ''comune'' e l'altra ''rara''...
Un ''motivo di fondo'' deve pur esserci, sia a monte, nella Genetica e biologia delle specie,
sia a valle, nella recettività di quello che è il loro Ecosistema nel periodo preso in esame.
Molto puntuali anche le tue osservazioni suli substrati prediletti oggi, e su quelli stimabilmente
prediletti dalle antenate plioceniche, in base ai ssdimenti accumulatisi nel nicchio.
Non so se le correnti metodologie paleontologiche impongano un qualche rigore interpretativo,
es, se non si debba escludere un possibile, successivo ''riempimento'' della conchiglia da parte
di substrati diversi, nel corso del tempo.
Ma il cosntatare la presenza di sedimenti simili, guarda caso, a quelli dove la specie si rinviene oggi
vivente, mi sembra che non possa esser liquidato come una semplice casualità!
Poi consideriamo che molte specie hanno il ruolo di ''fossili-guida'' : per es, se sappiamo che una
specie ''oggi'' è termofila o tropicale, trovandone dei fossili in un territorio oggi freddo,
possiamo dedurre un clima diverso, tropicale, che in passato regnava in quelle terre.
Anche questo metodo però non so se sia attendibile al 100%; la Scienza lo dà sì per scontato,
ma chi ci garantisce che quella stessa specie, o specie affini, non si siano ''evolute'' nel
tempo a tollerare climi diversi, pur restando morfologicamente abbastanza simili?
Anche questo è solo un mio scrupolo estremo; ma in linea di massima, penso anch'io che,
trattandosi di una Famiglia -
Cassididae -che nella sua generalità appare tipicamente termofila, la presenza
di queste specie nei nostri mari sia un ''relitto'' di ère più calde, senza dubbio.
-Poi,
Ph. saburon potrebbe essere , per sua fisiologia specifica, più termofila di
Ph. granulatum (un po' come nelle
Littorinae, punctata è più
termofila di neritoides), quindi potrebbe aver
sofferto maggiormente del raffreddamento attuale.
Una cosa rammento: che le specie tropicali, a latitudini più settentrionali tendono a vivere più
a fondo, per es,
Cypraea tigris, comune in acque basse, a latitudini 'nordiche' come quelle
hawaiiane si ritira in acque più profonde, diventa più rara, e presenta taglia più grossa (R.T.Abbott, 1974).
Sulla scorta di questo, mi chiedevo se la taglia maggiore dei
Ph. saburon attuali da te riscontrata,
non fosse legata proprio a questo ''raffreddamento'', così come la loro rarefazione, e forse anche
il loro confinamento in acque più profonde...Soltanto che, se il fango grigio che dici è prpprio lo stesso,
e se si trova solo a quelle
profondità, allora dovremmo ammettere che la specie, 5 milioni di anni fa,
occupava la stessa nocchia e lo stesso livello batimetrico attuale....
Poi c'è da considerare la forma, se qualcosa può aver selezionato esemplari più globosi
o con la columella più plicata, oppure si tratta di una c.d. mutazione neutra.
C'è molto ancora da osservare e da riflettere, davvero
Se poi ci fosse la fortuna di reperire viventi anche dei
Phalium saburon, potremmo verificare, in acquario,
che mentre i
granulatum sono anche necrofagi, i
saburon (forse) sono specializzati, per
es potrebbero nutrirsi solo di qualche echinoderma legato a quei fondali e a quelle sabbie
(sarebbe triste scoprirlo, in pratica li vedremmo lasciarsi morire d'inedia...
)
Anche la tolleranza batimetrica / pressioni di superficie, potrebbe rappresentare un discrimine e,
come suggerisci, forse un ostacolo all'adattamento in acquario... ma spero
che in ogni caso avremo modo di provarlo, direttamente!