Terrarii "semi-naturali" per Specie nostrane e mediterranee

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view post Posted on 1/10/2009, 21:03     +1   +1   -1
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non ho una vita... ma si dà il caso che mi stia bene così ;)
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Chi si è accostato anche da poco all'affascinante mondo dei Gasteropodi e al loro allevamento, si è quasi sempre reso conto della difficoltà, paradossalmente molto maggiore, che si incontra nell'allevare le specie nostrane, anche le più "comuni", rispetto a molte specie esotiche e provenienti da luoghi lontani e da habitat qui sconosciuti, come tutte le varie specie delle Achatinidae.
Presto ci si scontra con la scarsa adattabilità allo stabulamento, anche breve, in box "chiusi", che caratterizza la maggior parte delle specie locali, mediterranee (e quindi tendenzialmente "xerofile"; oltre che amanti di un clima mediamente più fresco -ciò che le rende inadatte alla permanenza in casa-, in specie quelle provenienti da collina/montagna; e la necessità di oscillazioni termiche stagionali, con riposo invernale, e spesso anche estivo).
Non volendo rinunciare ad allevare, riprodurre e studiare "dal vivo" queste specie, non meno interessanti delle "esotiche", ho voluto provare a mettere a punto, almeno per le più delicate e "difficili", alcune soluzione radicalmente diverse; e almeno sperabilmente più vicine alle loro esigenze.
Premetto che tutte queste soluzioni sono previste (nel mio caso, ma adattabili altrove), per lo svernamento all'aperto, al riparo o meno dalle intemperie, ambientate in un piccolo giardino sulla costa nord-laziale.


-In questo primo caso esposto, il più semplice, mi sono limitato a "rompere" -grossolanamente, ma con attenzione- il coperchio di un paio di box plastici per abiti, lasciando però bene intatti i margini, in modo che l'utilizzo di una semplice rete ne permettesse poi una chiusura abbastanza facile, a incastro, senza dover aggiungere altro. Basta socchiudere, tenderla appena la rete, poi chiudere il coperchio facendo scattare le sporgenze laterali, in modo da assicurarla ai bordi.



Il fondo è spesso, e occupato per un terzo laterale da un grosso strato di argilla espansa (credo la "akadama" vada altrettanto bene), e per la restante parte da "humus" grossolano, sfatticcio di foglie secche e semi-marcite recuperate nello stesso giardino. Prevedo anche una zona centrale con un po' di "terra vera", sempre da mescolare a un po' di sabbia di fiume calcarea e a foglie secche, anche per "scioglierla" un po'

Il limite di questo contenitore è dato dall'l'assenza di fori di drenaggio (sempre praticabili, è ovvio, ma si intaserebbero facilmente e poi, potrebbero anche rendere più fragile il box); ciò che ne impone il collocamento in punti, assolutamente non raggiunti dalla pioggia! Dovremmo perciò essere noi a "spruzzarle" senza mai eccedere, quando piove (o quando scegliamo di farlo, sempre con ampli intervalli, ché l'eccesso di attività indotta potrebbe esaurirle).
L'umidità, probabilmente anche la stessa elettricità atmosferica (ipotesi che intendo verificare), "sveglia" le chiocciole se tenute all'aperto; a quel punto però, è essenziale che esse trovino di che nutrirsi e "reidratarsi".

E' quindi adatto a tutte quelle specie, che in genere si attivano sporadicamente dopo piogge, che non sopportano umidità prolungate e possono invece sopportare bene una "relativa" siccità, sempre con la possibilità di interrarsi tra le foglie appena umide, se lo desiderano. Sto di fatto provando questo setting per alcune Eobania "scelte" (che vorrei selezionare per la forma), raccolte in loco, oltre che per alcune Otala sp.pl., di probabile origine spagnola. Anche Pomatias elegans credo si adatti bene a situazioni simili; così le varie Cernuella sp., Cochlicella sp., ecc.
Potrebbe andare anche per Helix lucorum (che intendo infatti trasferirvi); mentre temo sia troppo "asciutto" per Helix pomatia, e altre specie provenienti da habitat similmente freschi-umidi (Helix ligata e simili, probabilmente...)
In inverno, è possibile sistemare questo tipo di box a mezz'ombra, ben riparato da piogge come dicevo; in estate, una parziale e breve esposizione al sole può essere di sicuro benefica, la mancanza di "coperchio chiuso" dovrebbe in ogni caso impedire il surriscaldamento; in ogni caso questa collocazione è da adottare solo se/finché si è presenti, con possibilità di monitorare almeno in parte la situazione, potendo l'intensità solare variare di molto da una latitudine all'altra, e così il riscaldamento del box; inoltre, se si tengono specie che "estivano" seppellite, si dovrà evitare che il suolo diventi troppo secco, con periodiche (ma sempre parsimoniosissime nb!!!) nebulizzazioni/idratazioni del medesimo, che resti appena appena "fresco"; MAI inzuppato!!

-Per specie "eliofile", che amano l'esposizione al sole anche nell'estivazione (come Theba, ma anche alcuni esemplari di Otala, ecc) di sicuro è ancora migliore il terrario "rialzato" di Giada, con "gabbia" sovrastante, arieggiamento massimo e ambiente in assoluto "più salubre"; questo mio, è solo una "versione semplificata" di quello, adatta comunque alla maggior parte delle specie. Anche le Theba possono di sicuro viverci (ne ho due da un anno e mezzo addirittura in un box "chiuso", all'aperto), anche se non è l'ideale... Un box "soleggiato" come quello di Giada credo sia poi essenziale, nel caso di popolazioni di Theba provenienti da dune o altri ambienti fortemente soleggiati (le mie "in box interno" sono da canneti, siepi e zone più "riparate", e le popolazioni possono differire di molto nella adattabilità; oltre che nella relativa morfologia).
In questo primo "esperimento", in opera già da un paio di settimane, notiamo come la maggior parte delle chiocciole (Otala, con qualche Eobania) si fissi sull'orlo del contenitore, punto evidentemente più arieggiato; e non vi sono state perdite, come quando si fissavano in modo simile ma "al chiuso",e spesso morivano pur restando "sigillate"




(Le vere esigenze delle Otala, perloppiù di ambienti mediterranei calcarei, soleggiati e caldi -una sola specie in Sardegna, Otala punctata, pare prediliga ambienti un po' più umidi come canneti- ancora non mi sono molto chiare: di esemplari temporaneamente "sfuggiti" per il giardino, alcuni li ho visti collocarsi a estivare sul muro, anche oltre i 2 mt di altezza e in pieno sole; altri (sempre della stessa "specie" o comunque "tipo" morfologico/cromatico) li ho invece trovati sul muro, sì, ma vicino al terreno e riparati da "zoccoletti" di pietra; altri infine, -uguali ai precedenti nb!- si nascondono nel substrato di foglie secche o addirittura si interrano a piccola profondità (ossevato in box), e opercolano, con spesso epifrgama bianco, talvolta "doppio" o triplo... così, meglio offrir loro una minima gamma di opzioni....)
-Alla sera, e comunque in giornate più umide, parte degli esemplari si attiva e prende a circolare per il terrario, nutrendosi regolarmente. Eventuali residui di cibo non sono un problema, contribuiscono all'humus (e all'alimentazione di micro-specie, che spesso proprio di tali detriti vegetali si nutrono), e l'arieggiamento elevato impedisce che si creino pericolosi ristagni.

-Un'altra soluzione, prevede l'impiego di questi grossi vasi di plastica da giardinaggio, rettangolari, di forma purtroppo irregolare... Il loro "vantaggio" è la presenza di un sistema di drenaggio efficiente, anche se è sempre fondamentale l'impiego di substrati "misti" che siano essi stessi drenanti, composti di terriccio, sabbia, argilla espansa e molto "humus" e sfatticcio di foglie/rametti secchi/marci. Se le dimensioni lo consentono, è opportuno predisporre uno spessore molto alto di substrato.



Questo tipo di contenitore può essere lasciato esposto alle piogge (anche quelle "torrenziali" avute qui, hanno lasciato drenare tutto perfettamente senza vittime tra le chiocciole ospitate), offrendo così una sistemazione ancora più "naturale". Vi sto ospitando alcune (delle mie numerose) Otala ssp., per rendermi conto se riescono meglio in questa, o nell'altra collocazione; ancora incerto, come dicevo, su quali siano le loro "reali" esigenze.
E' assolutamente necessario, per questo (come in parte anche per la precedente soluzione), provvedere "ripari", supporti solidi di vario genere, che permettano alle chiocciole di "fissarsi" anche lontane dal contatto col terreno, di ripararsi dal sole o dalla pioggia battente, come dalle "gelate" notturne invernali, in relazione alle località.
Uno spesso substrato (soprattutto se vario, incoerente e composto di molte foglie secche, che fanno da buon "isolante") può garantire tutto questo alle specie che estivano/ibernano sotterrandosi, "ipogee"; ma per le altre, fra cui (pur con variazioni individuali) le Otala sp.pl., è indispensabile offrire supporti stabili e solidi; meglio ancora se con superfici "lisce", in modo tale che la chiocciola possa sigillarvisi in modo "ermetico", quando "opercola" e si fissa per estivare/ibernare.
Ho qui impiegato due semplicissime tegole "curve", che offrono sempre una superficie interna riparata dalla pioggia. La loro superficie è però ovviamente porosa, e forse è per questo, che la maggior parte delle chiocciole preferisce (o almeno inizialmente preferiva) fissarsi sulla plastica del vaso.
-Questa soluzione è in opera da poco più di due mesi; perdite ce ne sono state, ma quasi esclusivamente all'inizio, attribuibili perciò (quasi) esclusivamente alla morìa da stress, cui molte di queste chiocciole (acquistate al supermercato e conservate al freddo "fuori stagione") è andata rapidamente incontro subito dopo l'acquisto, per poi fortunatamente stabilizzarsi.
Nei primissimi tempi, ho notato che circa un terzo delle chiocciole prendeva posizione in riposo sulla sommità interna delle tegole, mentre i due terzi "opercolavano" dopo essersi interrati nella porzione anteriore, scoperta,e alcuni nel terriccio coperto dalle tegole. Difficile interpretare questi comportamenti (neppure legati o correlati a diverse "tipologie" delle chiocciole), tenendo conto che si trattava di esemplari ancora tutti sotto stress.
-Un grosso problema invece, dovuto in parte alla conformazione curvilinea di questi vasi (spero ce ne siano di più "rettilinei"), è rappresentato dalla difficoltà di assicurare la rete di copertura ai bordi del contenitore, mancando qui "coperchi" predisposti utilizzabili.... Ho utilizzato (provvisoriamente nb, ma ancora cerco soluzioni funzionali) delle stampelle con "pinze a molla", per fissare la rete lungo i bordi; un procedimento scomodo e poco funzionale, anche se per somministrare cibo in pratica basta rimuovere solo il lembo laterale più corto. Ma la rete non è mai "tesa" abbastanza... e varie chiocciole sono infatti "evase", seppure poi "recuperate" ben presto nei paraggi, in giardino! Aiuterebbe anche collocare delle "mattonelle", a intervalli, o altri supporti pesanti che aiutino a bloccare meglio la rete; lo farò di sicuro per l'inverno, quando oltretutto la copertura parziale della superficie ora esposta sarà opportuna.
Pericolosa anche la (attuale, e immediatamente modificabile) posizione delle tegole, troppo vicine all'orlo: vediamo questa grossa chiocciola quasi "incastrata", nel suo tentativo di uscire o semplicemente esplorare tutti i possibili anfratti! Ma anche senza tegole, la rete "tesa ma non abbastanza" ha intrappolato più volte delle chiocciole, nei primi tempi. La maggior parte riusciva a emergere all'esterno,e si fissava sul margine interno (ripiegato) del vaso di plastica.



La cosa migliore sarebbe anche qui aggiungere una sorta di "gabbia", fatta con rete rigida/fmodellabile, come nei terrarii di Giada; ma la difficoltà resta sempre quella del corretto "fissaggio", a meno di non forare a caldo o usare trapani (col rischio però di danneggiare tutto il contenitore)

(Penso di ricorrere a una rete a maglie medie , 1/2 cm circa, rigida ma modellabile attorno ai bordi: appoggiare un paio di mattonelle piatte alle estremità basterà a fissarla,...e a impedire l'accesso ai ratti, che purtroppo hanno -come aggiornamento, al 4 dicembre- decimato le Otala (altrimenti sanissime) cogliendole in "riposo" sigillate alla parete, dopo aver praticato fori nella sottile reticella plastica di copertura)
Importante che la rete sia plastificata, in quanto i metalli -soprattutto il rame - sono in genere tossici per le Chiocciole.





Terza soluzione, per ora la più "naturale", è questa, che prevede l'utilizzo di un vaso di coccio, sufficientemente largo (almeno 40-50 cm di diametro, ma dipende dalla specie ospitata).



Ricolmo per i 2/3 dell'altezza di un substrato simile ai precedenti, può essere esposto alla pioggia in quanto perfettamente drenante, come già da me ben sperimentato (almeno se appoggiato su terreni, che siano abbastanza "drenanti" a loro volta). La rete, anche qui fissata in modo non proprio "ideale", con una cinghia elastica a ganci di quelle per portabagagli, si mantiene però facilmente tesa e aderente (basta "tirarla" un pochino una volta chiusa la cinghia), senza nessuno degli inconvenienti visti sopra.
Altro vantaggio, è che grazie alla naturale porosità e capillarità del coccio, questo tipo di "terrario", appoggiato sul terreno assorbe automaticamente una moderata dose di umidità, con "gradienti" anzi ottimalmente differenziati; per cui alla chiocciola che richiedesse un certo grado di umidità, per estivare, e un altro diverso per deporre, non dovrà fare nient'altro che scegliere il livello giusto di profodità in cui collocarsi.
Questo rende anche possibile, più ancora che nelle precedenti soluzioni, il piantamento di varie erbe locali, potenzialmente utili come alimento per le chiocciole ospitate, e se non altro efficaci a ricreare un micro-habitat più "naturale" e salubre.




Ho sistemato questi due vasi sotto una mensola, semi-esposti, in modo che possano parzialmente beneficiare del sole ma anche della pioggia, offrendo però allo stesso tempo un riparo da entrambi alle chiocciole: nella parte "coperta" ho anche collocato dei possibili "ripari", che possono poi variare nel genere, (pietre, cortecce ecc), in relazione alle specie ospitate.




Questa soluzione ha lo svantaggio di offrire una "superficie utile" minore, a parità di peso e di ingombro; un problema, che in parte può essere ovviato alzando il livello del substrato (cosa sempre utile), ma anche "movimentando" il paesaggio interno, con tronchi, roccette e simili, che aumentano di fatto la superficie percorribile.
(Un "soprelevamento a gabbia" come fa Giada, anche qui sarebbe ovviamente utile, a patto di riuscire ad "adattare" la struttura al contorno del vaso.)
Il grande spessore del fondo, la disponibilità di diversi livelli di umidità e allo stesso tempo, il pieno arieggiamanto, dovrebbero essere favorevoli anche al mantenimento di specie "difficili", come Cantarues apertus, che sverna interrando a grande profondità, o Monacha ssp., dai costumi poco noti e probabilmente simili (a parte la minore profondità di interramento, date le dimensioni).
Sono appunto queste, due delle specie che vi collocherò ( e vi ho in parte già collocato); in più, approfitterò dell'habitat disponibile anche per isolarvi -a scopo selezione- due/tre coppie di Eobania "particolari", (fra cui una "nana"), del cui successo riproduttivo vorrei essere più sicuro (anche se le soluzioni già viste credo siano già più che sufficienti, per il loro benessere); anche Cochlicella e Cernuella ssp dovrebbero riuscire meglio in una sistemazione come questa, e comunque le proverò in entrambe le collocazioni.



Un genere davvero difficile, che finora, appena messo in box "chiusi" muore in pochissimi giorni, è Marmorana sp., bellissime chiocciole xerofile, che vivono attaccate a marmi o nelle crepe dei medesimi (soprattutto in ambiente urbano, antichi edifici marmorei, monumenti ecc; poco note, ma presenti -e diversificate- in quasi tutta Italia, nelle situazioni dette). Si trattta di specie che, una volta catturate, si nutrono molto malvolentieri di lattughe, appena poco di più di carote a fettine, indebolendosi e morendo presto, soprattutto se ci si ostina a mantenerle chiuse=umide=attive. Sono probabilmente a loro agio invece, con micro-alghe e muschi che crescono (sempre, anche se non sono evidenti) su pietre esposte all'aperto. Hanno lunghissimi periodi di quiescenza, e forzarle in box umidi le uccide rapidamente, come dicevo.

-Invece queste ultime Marmorana, da me raccolte in giugno, e ospitate nel primo, semplicissimo "vaso-.terrario" pilota messo su apposta per loro circa tre mesi fa, sembra stiano ancora benissimo... "dormono" la maggior parte del tempo, -come farebbero d'altronde in "libertà"- ma anche pochi giorni fa, con un po' di pioggerellina, le ho trovate la sera in attività, a zonzo sui frammenti di travertino che ho fornito loro, ma anche su terreno e su ...rete di copertura! Neanche la "alluvione" di un paio di settimane fa -sono completamente esposte nb- le ha danneggiate.





Occorre dire che non sempre si ha la possibilità di collocare un vaso simile a contatto della terra, non disponendo di un giardino. Si potrà anche realizzare la stessa istallazione su balconi/terrzzi, ma qesto vanificherebbe parte dei vantaggi. Anzitutto, il vaso dovrebbe essere lievemente sollevato dal suolo per favorire uno sgrondo rapido di piogge (cui è sempre bene esporlo, se possibile, almeno in parte); ma c'è anche il problema opposto, ossia il rischio di eccessiva essiccazione, che invece è ridotto nel caso di vasi poggianti su terreno "aperto", e che -nelle stagioni in cui umidità è presente- la assorbono in minima quantità dalla superficie stessa su cui poggiano, per "capillarità"; senza divenire "bagnatI" -condizione nociva alle chiocciole, se persistente-, ma senza neppure disidratarsi del tutto.

Come fare? Consiglio di utilizzare un sottovaso, più possibile alto, e riempirlo per metà di pomice grossolana o argilla espansa, poi appoggiare il vaso, e quindi riempire ancora e fino all'orlo di altra pomice/lapillo (o argilla espansa, molto meno buona però). Questo sottovaso si potrà tenere "bagnato", anche in permanenza; senza che l'acqua arrivi all'orlo, ma il solo poggiare su un materiale poroso/bagnato consentirà al coccio di assorbire un minimo "fisiologico" di umidità. In caso di piogge, l'acqua "tracimerebbe" via comunque, dall'orlo del sottovaso, se il materiale è "grossolano" (cioè non minuto, che possa creare intasamenti); e lo stesso vaso, in ogni caso, andrà sempre riempito con uno strato basale di 10-15 cm di simile materiale drenante (la pomice grossolana è sempre il migliore), proprio come se lo si dovesse usare per ospitarvi una pianta.

-Altro possibile problema è dato dalla disponibilità di vasi di cemento, che non presenta purtroppo la porosità del coccio... in questo caso, a parte la sistemazione di un adeguato sottovaso ripieno come già visto, sarà opportuno compensare l'assenza di capillarità del materiale, facendo passare nei fori basali di drenaggio degli "stoppini" o simile "conduttore capillare" (si potrebbero anche sperimentare quei sistemi, dotati di "pietra porosa", che rilasciano lentamente umidità nel terreno: li vendono solitamente i garden center, e servono per mantenere umide le piante nei periodi di assenza estiva. Sarebbe però bene che questa "umidità" partisse dal fondo del vaso, cioè che la chiocciola possa andarsela a cercare se e quando ne avverte la necessità, ma che possa anche disporre di strati superiori via via più asciutti. Non si devono mai costringere le chiocciole su superfici perennemente umide, anche se esistono possibili eccezioni (come le Succineidae.. ma anche queste, vivono su fanghi che -almeno per i mesi estivi più caldi- possono seccarsi del tutto.

Ogni specie ha le sue specifiche esigenze, anche se setting di questo tipo sono "compatibili" in genere con una buona gamma di pecie allo stesso tempo.

Sarà opportuno trattare, qui o nella sezione "Terrario", ogni specifico caso che potrà presentarvisi: sia relativo alla Specie che trovate/intendete allevare, sia relativo alle condizioni che potete offrirle, in modo da poterne discutere insieme e trovare il "compromesso" migliore :)

Ora c'è da vedere nel tempo l'evoluzione e i risultati di queste diverse soluzioni, ancora tutte da perfezionare... Avremo tutti da imparare e da insegnare, al tempo stesso, perciò ogni suggerimento tecnico sarà graditissimo e utile!

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Articolo e foto realizzate da: fabrizio3
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Edited by fabrizio3 - 14/3/2014, 14:17
 
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