Eastonia rugosa (Helbling, 1799)
Spiaggiata, indebolita da una permanenza all'aria chissà quanto prolungata (questa Specie non può neppure chiudere ermeticamente le valve), è durata solo un paio di giorni..
e oltretutto il mantenimento in cattività di Bivalvi -organismi filtratori- è sempre piuttosto problematico.
Anche se non è un "Gasteropode", ma un "Bivalve" (o Pelecipodae, ="Piede a forma di accetta"), voglio lo stesso presentare questo interessante ritrovamento vivente, -neppure il solo- dovuto alle mareggiate dei giorni scorsi.
I
Pelecipodae (o Lamellibranchia, o Bivalvia), rispetto ai Gasteropodi rappresentano una Classe di Mollusca senz'altro più "primitiva" : non hanno una "testa" differenziata, né una radula (atrofizzata perché inutile, si nutrono filtrando microparticelle... ma anche in alcuni Gastropoda molto evoluti -come le parassite Coralliophila- la radula si è atrofizzata, in risposta a diversi costumi alimentari; ed esistono pure Gastropoda "filatratori", come le
Bythinia, abbastanza comuni nei nostri fiumi.)
-Nei Bivalvi più "primitivi", poi, le branchie si presentano di tipo "ctenidio", quello cioè più comunemente osservato nei Gastropoda. Le aveva probabilmente così l' "Antenato Comune" di ambedue le Classi.
-Dei due sifoni, ben visibili (in alcune specie come in questa decorrono uniti, in altre però sono separati... o addirittura assenti, come nelle "cozze"), il più grosso è il sifone inalante, che introduce acqua e particelle alimentari; formato da prolungamento e congiunzione di due lobi del Mantello (struttura che hanno in comune coi Gastropoda), è forse "omologo" al sifone osservabile in molti Gastropoda acquatici, come la piccola Anentome helena; ma credo che anche il "tubo" che le Ampullaria estroflettono per inalare aria atmosferica possa avere la stessa origine.
La lunghezza dei sifoni è di norma in relazione alla profondità alla quale ciascuna specie è solita insabbiarsi; in quelle che sprofondano molto, -come Eastonia- sono ovviamente più lunghi, per mantenere il contatto con la superficie e l'acqua libera.. Per questa stessa ragione sono invece assenti nelle Specie che vivono "esposte", in acque libere e lontane dal fondale, come Ostriche o "cozze".
-Alcuni studiosi (a partire da Adanson, nel '700) ipotizzarono una "natura di bivalve" anche nei Gastropoda, in cui l'opercolo -dove presente- rappresenterebbe "l'altra valva", ormai atrofizzata e mutata di funzione... è remotamente possibile che ci sia stata una "condizione bivalve" ancestrale, nell'Antenato Comune di Gastropoda e Bivalvia. La porzione di tessuto che secerne l'opercolo pare risulti da una "migrazione" di una porzione del Mantello, che secerne la conchiglia. L'assenza di opercolo in molti Gruppi (come nelle più comuni terrestri) è una condizione "successiva", acquisita; la progressiva riduzione di questa "valva minoritaria" ne avrebbe condotto alla scomparsa. Infatti, nei gastropoda più primitivi (come le
Astraea, Turbinidae) l'opercolo è calcareo-semi madreperlaceo, come la conchiglia; mentre nei Neogastropoda (
Muricidae, Buccinidae ecc ecc), più evoluti, l'opercolo -quando presente- è "corneo", fatto soltanto di conchiolina (la matrice "organica" della conchiglia).
-E' interessante notare che questo percorso, di "perdita della simmetria" fra le valve, con una che diventa sempre più piccola (mentre l'altra si sviluppa, e in seguito si "avvolge"), si osserva già negli stessi Bivalvia: in molti Pectinidae, i "pettini", la valva che poggia sul fondo è convessa, mentre quella superiore è piatta, proprio a mo' di "coperchio"... e antichissimi Bivalvi oggi estinti, le
Rudistae, presentavano la "valva inferiore" allungata, a canna d'organo, mentre la superiore era ridotta a un "coperchietto rotondo" a chiuderne la sommità libera... molto simile a un opercolo!
http://www.mediasitalia.info/catalogomultimediale/?p=281-Per converso, negli
Opistobranchia (linea di Gastropoda marini spesso limacciformi, affini agli
Stylommatophora - le specie terresti più tipiche) , esiste
Berthelinia chloris, che possiede tutt'ora una esilissima conchiglia ...bivalve , pur essendo un Gasteropodo!! E' una "chiocciola" che vive sulle alghe del genere Caulerpa delle quali si nutre (e che crescono bene in acquario, dove potrebbe perciò essere facilmente mantenuta), e pare che, quando disturbata, si "richiuda" nel suo guscio bivalve, simile a una piccola "tellina"! (Probabile però che la sua condizione "bivalve" non rappresenti un "plesiomorfismo", non sia cioè conservata da una forma ancestrale, ma piuttosto "recuperata", nel corso dell'Evoluzione, proprio grazie all'opercolo che potrebbe essere stato "riconvertito" alla sua antichissima forma e funzione.... )
-E come esiste la riduzione globale della conchiglia nei Gastropoda (fino a diventare del "tipo limaccia"), così esiste anche nei Bivalvia: esistono specie col corpo decisamente "ipertrofico", e valve piccole in proporzione che non riescono più a contenerlo (e non possono perciò "chiudersi", almeno non sigillandosi).
Un ottimo esempio ne è la stessa Eastonia: che a differenza di
Mactra (un genere affine, della stessa Famiglia Mactridae) ha già un corpo piuttosto "ipertrofico" che tende a restare parzialmente all'esterno; e la conchiglia infatti non "chiude", rendendone precaria così la sopravvivenza all'asciutto. Ed è una "trasformazione" notevole, dicevo, considerando la stretta affinità tra i due Generi.
Mactra corallina, chiusa ( a parte le lievi fratture, di norma la conchiglia chiude in modo completo)
-Poi ci sono specie come
Solecortus strigillatus, le cui corte valve racchiudono a stento una metà scarsa del corpo, perennemente esposto
Il caso "estremo" di riduzione è rappresentato dalle note Teredini, (
Teredo navalis) perforatrici di legnami galleggianti (e di scafi non protetti), con un enorme, lunghissimo corpo "vermiforme" e le valve ormai minuscole, residuali.
-Ma quello che rende interessante questi miei ritrovamenti, in particolare, è il fatto che Eastonia -pur mediterranea- non sarebbe mai stata segnalata, tradizionalmente, nelle acque dell'italia peninsulare!
Le prime segnalazioni in assoluto, di valve vuote, risalgono al gennaio 2006, in località Marina di San Nicola (non più di 10 km a sud di qui); nel dicembre dello stesso anno, dopo una mareggiata, ne trovai alcune io stesso, qui; e anch'io non le avevo mai viste prima... Sembra insomma che sia giunta e si sia ben acclimatata una colonia di questa bella specie, sulle coste del Lazio settentronale, su fondali sabbiosi e non troppo profondi.
Questo articolo (e altri trovati in rete) confermano la "novità" del fatto
http://www.scienzaonline.com/malacologia/c...i_eastonia.htmlDi sicuro, prima o poi i "soliti noti", eco-misoneisti assortiti, lamenteranno che "ruba spazio" a popolazioni di Bivalvi tradizionalmente "commerciali", come "Vongole" o "Telline", magari sottrendo loro il 2% delle risorse.... per la disperazione dei "bongustai"
(non la mia, vegetariano... e "buongustaio" più quanto a Bellezza e Varietà, che quanto a "sapori"); altri vi vedranno un "pericoloso cataclisma imminente", riconoscendovi una nefasta e atroce conseguenza del cosiddetto "Riscaldamento Globale"... che ben venga, se ha la funzione -e sempre la ha avuta nb, in tutte le Ere passate- di accrescere la Diversità della Vita, sia locale che assoluta; al contrario del freddo!
Benvenuta Eastonia, in ogni caso